di
Gianluigi Chiaserotti
Nel
variegato, e non sempre brillante, mondo monarchico oggigiorno operante in
Italia, c’è anche la c. d. “Consulta dei Senatori del Regno”.
Anzi,
ed è triste scriverlo, ce ne sono due, come spiegheremo alla fine di questo
breve articolo essenzialmente esplicativo.
Vediamo
brevemente la storia di codesta istituzione.
Soppresso
il Senato del Regno il 1° gennaio 1948, con l’entrata in vigore della
Costituzione Repubblicana, i Senatori del Regno, pur estromessi dall’ordinamento
della Repubblica Italiana, non decaddero dalla loro qualifica a vita essendo
stati nominati al solenne laticlavio per titoli validi sotto qualsivoglia
regime.
Quindi,
prefissisi lo scopo di porre ancora, disinteressatamente, la loro lunga
esperienza al servizio della Patria, la domenica 5 giugno 1955, ricorrenza
celebrativa della Festa dello Statuto, si riunirono in “Gruppo Vitalizio” quale detentore legittimo dello spirito
insito nella tradizione più autentica del Senato del Regno.
Successivamente,
di fronte alla fatale legge naturale limitante il decorso della vita umana,
progressivamente riducendosi il numero, ormai esiguo, di codesti Senatori «per
non lasciare disperdere quella comunanza di intenti, di principi, di sentimenti
che li unì nel tempo in cui essi degnamente servirono i più alti interessi
della Nazione», attorno al loro originario nucleo i medesimi Senatori del
Regno, con una loro deliberazione in data 11 novembre 1958, costituirono, per
cooptazione, una Consulta Monarchica con persone scelte ai sensi dell’art. 33
dello Statuto Albertino.
In
un secondo momento, e precisamente in data 11 novembre 1965, i Senatori del
Regno approvarono la deliberazione normativa concernente l’unificazione del
Gruppo dei Senatori del Regno e della Consulta Monarchica in unico Corpo
Vitalizio, che assunse la denominazione di “Consulta dei Senatori del Regno”.
Essa,
sia pure su un piano ridotto per circostanze contingenti, puo’ esprimere ancora qualcosa, se nei suoi
componenti sono rappresentati gli eminenti servizi resi alla Nazione.
Così,
essa si prefigge compiti di esame e di studio di problemi e di questioni di
diritto pubblico, di economia, di politica estera ed interna, nell’intento di
portare ogni contributo all’avviamento a soluzione di essi.
In
ordine alle sue finalità, la Consulta ha il compito:
a) di
indirizzare i Monarchici italiani nello svolgimento dell’azione intesa a
rivendicare i valori etici e politici dell’Istituto Monarchico;
b)
di contribuire, con studi e pubbliche manifestazioni, a rinsaldare i vincoli di
solidarietà civile fra gli Italiani, all’ordinata cooperazione delle forze
produttive, al benessere del popolo nel rispetto delle leggi destinate a
tutelare la pace sociale;
c)
di promuovere l’esame di problemi di diritto pubblico, di giustizia di politica
estera ed interna, di economia, di industria, di commercio, di agricoltura, di sanità, di lavori pubblici
e comunicazioni, di difesa, di legislazione sociale, di sport e di spettacolo e
di vita culturale, e dei provvedimenti legislativi inerenti, proponendo
soluzioni idonee, che, al di sopra di qualsiasi interesse di parte, siano
intese ad assicurare il bene del Popolo Italiano ed il prestigio della Patria;
d)
di promuovere ed orientare l’azione dei Parlamentari di manifesta convinzione
monarchica, affinché affermino e all’occorrenza tutelino, in ogni sede, i
principi e le istanze costituzionali ed istituzionali monarchiche.
Essa
quindi ha l’alto impegno di continuare «nel pensiero e dello spirito, il
Senato del Regno, fiera di svolgere, senza presunzione e per quanto possibile,
la sua opera per il bene dell’Italia».
Le
finalità ed i compiti sono più che aulici.
I
componenti sono tuttora scelti secondo i canoni e le categorie riportate
all’art. 33 dello Statuto Albertino.
Purtroppo
le vicende monarchiche degli ultimi anni le conosciamo, e bene, e la Consulta
ha fatto ben poco se non pubblicando studi storici e di attualità molto validi.
Ma
la disputa dinastica ha contribuito anche a dividere la Consulta.
Attualmente
ci troviamo nella paradossale situazione di avere due Consulte.
Una
fedele a Vittorio Emanuele di Savoia, Duca di Savoia, con presidente il
professor Pier Luigi Duvina, e l’altra fedele ad Aimone di Savoia, Duca
d’Aosta, con presidente il professor Alessandro A. Mola.
Crediamo
che solo con una collaborazione comune a tutte le sigle e credenze monarchiche
si puo’ giungere a quel giorno, molto lontano, in cui, anche in Italia, verrà
restaurata la Monarchia secondo le nobili indicazioni che il Re Umberto, nei 37
anni di esilio, ha cercato sempre di indicarci.
Figura
di Re che, a 40 anni dalla morte, non dimenticheremo e porteremo sempre quale
esempio di vita, di amore di Patria, di tradizione italiana.
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