NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

lunedì 17 ottobre 2022

Capitolo XXIII: Il fiume e il pittore

 di Emilio Del Bel Belluz 


Una mattina  mi ero prefissato di andare  a pescare in un posto dove non avevo mai gettato le mie reti. Questa idea mi aveva messo di buon umore, avevo chiesto a Elena di prepararmi del cibo che avrei consumato nel corso della giornata; non intendevo tornare  prima di notte. Il tempo era splendido e dopo aver abbracciato Elena mi misi a solcare il fiume; l’odore e il colore delle sue acque mi stupivano sempre perché non erano mai u
guali. Potevo paragonare il fiume ad un libro, ogni sua pagina mi regalava pace e serenità. Quando lo solcavo mi capitava di stare ad ammirare la sua forza, il suo carattere e avrei voluto ogni volta ringraziarlo perché era la penna con cui scrivevo la mia vita, ogni giorno diversa e magica. Se fossi stato un pittore, avrei voluto ritrarlo in tutta la sua bellezza.  Avevo visto molti pittori che si mettevano lungo il fiume con le tele appoggiate ai cavalletti e con la tavolozza in mano . Quel giorno attraccai la barca vicino a uno di loro.  L’uomo aveva una folta barba bianca, vestiva in modo dimesso, e notai che aveva calato la lenza in un posto dove il fiume scorreva lento.  Mi presentai, e dopo mi scusai per aver interrotto la sua concentrazione. L’uomo mi osservò senza parlare per qualche attimo, e pensai che mi volesse rimproverare per averlo disturbato. Invece si presentò e mi disse che il fiume era stato sempre protagonista della sua vita.  Era nato in un barcone, come figlio di una coppia che non si era sposata e per tale motivo, quando andava a scuola, veniva deriso dai suoi compagni. Questo lo aveva fatto molto soffrire ma col tempo si era abituato. Da bambino sua madre non gli dimostrava grande affetto. Vivevano in un barcone vicino al fiume. La vita del padre consisteva nella pesca e arrotondava i suoi guadagni facendo qualche piccolo lavoro. Il vecchio nel parlare del padre si commosse. Prese  da una tasca del tabacco e meccanicamente mise l’altra mano nell’altra ed estrasse una pipa. Lo osservavo mentre faceva questa operazione, era lento ma non impacciato. Durante il caricamento della pipa, più volte mi sorrise. La sua capigliatura era bianca, come se vi fosse scesa la neve. Accese la pipa aspirando forzatamente e continuava a sorridere. Nel frattempo il galleggiante  si mosse, l’uomo allora si alzò di scatto e prese la canna, si vedeva che era almeno un pescatore dilettante. Dall’acqua poco dopo emerse un pesce. L’uomo si sentiva soddisfatto  e disse che con quel pesce si era guadagnato il pranzo. Gli capitava spesso di mangiare quello che pescava, e il pesce era sufficiente per permettergli di continuare a vivere lungo il fiume. Allora gli chiesi che continuasse a raccontarmi la storia della sua famiglia. Il suo volto si fece triste, la casa galleggiante come lui la chiamava, nella quale visse per quasi dieci anni, era tutto per lui. La sera, mentre dormiva, sentiva l’acqua che lo cullava dolcemente. Il padre non aveva un buon rapporto con la madre, i litigi erano ricorrenti e questo a lui dispiaceva. Alla mattina era sempre suo padre che lo accompagnava a scuola, transitandolo con la barca all’altra riva, dove c’era il paese. Il padre lo amava e cercava ogni giorno di essergli vicino. Alla sera voleva controllare i compiti che aveva svolto, e gli piaceva osservare i disegni che il ragazzo faceva a scuola. In un colloquio tra il padre e la sua insegnante,  costei gli consigliò di far continuare gli studi a suo figlio perche dimostrava particolare attitudine in tutte le materie. Ma le poche disponibilità economiche non permisero di attuare i suggerimenti della maestra. La mamma continuava ad essere severa e taciturna nei suoi confronti. Il ragazzo non sapeva in nessun modo donarle quella tranquillità di cui molte persone hanno bisogno. Un giorno cadde in acqua, e non sapendo nuotare molto bene, si mise a urlare con tutto il fiato che aveva in corpo. La madre osservava la scena senza fare nulla, ma il padre sentendo quello che stava accadendo, salì dalla stiva della barca e si buttò in acqua. Quello che accadde successivamente fu drammatico. Mentre suo padre lo afferrava con una mano e lo spingeva verso la riva, una barca a motore passando  vicino, gli imbrigliò parte del corpo. Il  padre con tutte le sue forze cercò di allontanarlo dal pericolo e in questo modo  fu salvo ma il padre venne maciullato dall’ elica della barca a motore.  Questa scena non la dimenticò mai, come non riusciva a dimenticare il volto della madre sconvolta dal dolore per la morte del marito e che nel momento del bisogno non si era mossa per aiutarlo. Dopo la morte del padre venne accolto da una parente che non aveva figli, in un piccolo paese vicino a Padova. La famiglia era di ceppo contadino e lo amò fin dal primo momento. Si trattava di povera gente, che viveva con quel poco che guadagnava con il lavoro di alcuni campi che erano stati dati in affitto da un ricco proprietario, la cui moglie era una grande donna di fede che si prodigava aiutando i poveri che bussavano alla sua mensa. In paese aveva frequentato la scuola finché aveva potuto, poi la vita che gli aspettò era rappresentata dal lavoro dei campi. Di domenica, come tutti i ragazzi della sua età, si fermava a giocare in oratorio, ed era benvoluto. Aveva la passione della lettura ed aveva conosciuto uno scrittore che ogni tanto andava a fare visita ai suoi parenti. Costui collaborava con un giornale di provincia, e talvolta, arrivava con un pacco di quotidiani che leggeva con avidità. Alla domenica gli piaceva distribuire il giornale della parrocchia, avendo così l’occasione di leggerlo per primo.  Con il passare degli anni belli e spensierati si impegnò a lavorare in una tipografia dove si stampavano dei libri e i famosi quaderni neri che si usavano a scuola. Trascorse molti anni in quel paese e dopo aver sepolto i suoi parenti che lo avevano adottato, vendette la casa di famiglia e si stabilì nel paese vicino al fiume dove suo padre aveva ormeggiato il barcone. Si sentiva in qualche modo vicino a lui  e alla madre che, seppure non lo avesse amato come si dovrebbe, lo aveva comunque portato in grembo. La madre da quella volta in cui cadde in acqua non l’aveva più rivista, seppe poi che era morta e il vecchio prete del paese aveva provveduto al suo funerale, non essendo riuscito ad avvisarlo. Al piccolo e raccolto cimitero del paese si recava ogni giorno a trovare i suoi. Orami era diventata una abitudine a cui non poteva rinunciarvi. Mentre faceva una pausa della conversazione, all’amo abboccò un pesce piuttosto grande, che mi costrinse ad aiutarlo per portarlo a riva.  Erano passate alcune ore e l’appetito si fece sentire. Lo aiutai ad accendere il fuoco, pulii il pesce con la mia solita abilità e lo cucinai.  In silenzio, fumando la pipa, il cui profumo si spandeva attorno mi diede dei consigli esistenziali. Mi suggerì di vivere in modo tale che, arrivato alla fine del mio percorso, non avessi nulla di cui pentirmi  e di mettere al centro della mia vita, l’amore per la famiglia. A nulla sarebbero serviti i soldi di tutto il mondo se non fossi stato un buon marito e un padre esemplare. Dopo aver mangiato mi regalò il quadro che aveva ultimato: si trattava del barcone del padre dove vivevano un tempo. Nel quadro aveva disegnato i suoi genitori che stavano insieme a lui, con i volti sorridenti. Aveva dato una visione della famiglia ben lontana dalla realtà che aveva vissuto.  Dopo mi chiese se poteva salire nella mia barca, non aveva mai più navigato dopo quel tragico incidente del padre. Lo accompagnai alla vecchia chiesetta vicino al fiume, dove volevo dirigermi prima di trovarlo. Quel posto era il luogo di ristoro della mia anima, in cui mi era facile meditare ed apprezzare ciò che la vita mi stava donando.  Quando lo riaccompagnai, il sole stava tramontando e  dopo averlo abbracciato mi avviai verso casa. Il profumo del fiume era intenso, e rifletteva gli ultimi raggi solari. La campana della chiesa suonava l’Ave Maria. Nella mia casa trovai i bambini e Elena che avevano intonato una canzone di natale, sebbene la festa fosse ancora lontana. Venni accolto con molto affetto, e raccontai con entusiasmo l’incontro con il pittore. La serata era passata velocemente e faticai ad addormentarmi. Pensavo al vecchio pittore e mi chiedevo se le sue notti non fossero disturbate da incubi, come quello in cui rischiava di annegare. Il campanile della chiesa scandiva i dodici rintocchi della mezzanotte.


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