NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

domenica 2 febbraio 2014

Dittatura e Monarchia : il Crepuscolo degli Dei

recensione dell'Ingegnere Domenico Giglio, presidente del Circolo Rex

Avevamo  definito  “trilogia“  i  lavori  storici  di  Domenico  Fisichella  dall‘ “Elogio  della  Monarchia“ , a  “Il   Miracolo  del  Risorgimento“ , al  “Dal  Risorgimento  al  Fascismo“  ed  ora  con  l’ uscita  nel  gennaio  2014 ,  del  volume  “Dittatura  e  Monarchia -  L’ Italia  tra  le  due  guerre “, ( Editore  Carocci ) riguardante  il  periodo  1922 – 1946, siamo  alla  tetralogia, di  wagneriana  memoria, della  quale  l’ultima  opera  è  “Il  crepuscolo  degli  Dei“ , con  l’incendio  finale  del  Walhalla, strana  coincidenza  con  un  libro  che  si  chiude  con  la  scomparsa  del  duce  del  fascismo, del  Re  e  della  Monarchia.
Fisichella, iniziando  l’opera  con  il  1922  e  l’avvento  legalitario  al  potere  di  Mussolini, si  sofferma  giustamente, prima  di  approfondire  il  problema  italiano, con  il  quadro  istituzionale, politico  ed  economico  dell’ Europa, quale  uscito  dalla  Grande  Guerra , 1914 – 1918, dopo  i  vari  trattati  di  pace, ed  il  clima  che  si respirava  negli  anni  successivi , con  un  particolare  interesse  sulla  vicenda  della  Germania  di  Weimar, che  tanto  poi  ci  avrebbero  condizionato  e  dove  Hitler  ed  il  partito  nazionalsocialista  raggiungono  il  potere  con  una  serie  di   successi  elettorali  che  resero  inevitabile  l’ascesa  di  Adolf  Hitler  al  Cancellierato   e  poco  dopo  a  Capo  dello  Stato, a  seguito  della  scomparsa  del  Presidente  della  Repubblica, l‘ ultra  ottuagenario  Feldmaresciallo  Hinderburg, (di  convinzioni  monarchiche), unificazione  delle  cariche   che  insieme  ai  pieni  poteri  venne  concessa  ad  Hitler, anche  da  deputati  di  altri  partiti, che  forse  non  avevano  studiato  le  vicende italiane  di  alcuni  anni  prima .
Dopo  questa  panoramica  europea  Fisichella  passa  ad  esaminare  la  vicenda  italiana  con  una  attenzione  particolare  ai  tre  anni  dall’ottobre  1922  al  1925  dove  ancora  il  fascismo  non  era  né  partito  unico, né  regime, con  le  gravissime responsabilità  degli  “ aventiniani “ che  non  seppero  cogliere, dopo  il  delitto  Matteotti, la  possibilità  di  sgretolare  la  maggioranza  parlamentare  del  “listone“ governativo, che  aveva  senza  dubbio  stravinto  le  elezioni  politiche  del  1924 , rendendo  praticamente  inutile  il  meccanismo  maggioritario della  legge  Acerbo, ma  nel  quale, dato  numerico  impressionante  e  poco  conosciuto, i  “ fascisti “  erano  solo  227, saliti  a  255, ma  sempre  minoranza  sui   535  totali. Non  afferrata  questa  possibilità  dalle  opposizioni  e  legando  così  le  mani  alla  Corona, il  governo  Mussolini  poté  proseguire  indisturbato  il  suo  cammino   e  così  nel  1926  vengono  promulgate  le  leggi  base  del  regime, sancita  la  decadenza  dei  deputati  aventiniani, che  avevano  tentato  di  rientrare  nell’aula  di  Montecitorio  nel  gennaio, in  occasione  della   morte  della  Regina  Madre  Margherita, per  cui  fino  al  1928  rimase  in  aula   solo  una  decina  di  oppositori , tra  cui  Giolitti.
Segue  poi  l’analisi  delle  modifiche  del  sistema  elettorale, per  il  1928, fino  alla  successiva  scomparsa  della  Camera  dei  Deputati  e  l’ avvento  della  Camera  dei  Fasci  e  delle  Corporazioni, la  persistenza  del  Senato  del  Regno, e  la  sua  composizione, oltre  al  significato  etico  che  il  fascismo  intendeva  dare  allo  Stato, per  cui  Fisichella  si  sofferma  a  chiarire  il  relativo  concetto, partendo  da  Rousseau  e  da  Hegel; ed  egualmente  se  il  fascismo  potesse  definirsi  un  regime  totalitario  e  non  semplicemente  autoritario, dimostrando  l’ impossibilità  del  totalitarismo  in  una  nazione  dove  persisteva  la  Corona  con  le  Forze  Armate  legate  al  giuramento  al  Re  ed  era  presente  la  Chiesa  Cattolica  con  il  Pontefice.
Non  c’ è settore  dell’ attività  governativa, dalla  politica  economica  e  sociale, allo  sviluppo  dell’ industria  e  dell’ agricoltura, alle  opere  pubbliche  in  Italia  e  nelle  Colonie, che  non   venga  esaminato  e documentato, anche  con  dati  numerici, per  poi  passare, per il  periodo  fino  al  1935 ed  all’ impresa  etiopica, alla  politica  estera, mettendo  in  risalto, in  numerosi  casi, la  continuità  della  stessa, con  gli  indirizzi  precedenti  alla  presa  di  potere  del  fascismo. E  per  l’impresa  etiopica, che  vide  forse  la  massima  adesione  popolare  al  regime,  anche  per  le  “sanzioni”  decretateci  contro  dalla  Società  della  Nazioni, l ‘ Italia  si  era  mossa  certa  che  non  vi  sarebbe  stata, ed  in  effetti  non  vi  fu, una  vera  opposizione  alla  nostra  guerra  ed  alla  conquista  da  parte  della  Francia e  dell’ Inghilterra, che  si  limitò  ad  un  enorme  concentramento   nel  Mediterraneo  di  144  navi  da  guerra  per  800.000  tonnellate  di  stazza .
Dopo  la  conquista  dell’Etiopia  ed  alla  proclamazione  dell’Impero, l‘Italia, malgrado  discorsi  e  toni  militareschi, come  nel  discorso  mussoliniano  del  “carro  armato“,  desiderava  ed  aveva  bisogno  della  pace, vedi  l’ ultimo  bagliore  del  convegno  di  Monaco  di  Baviera  del  1938, ma  la  guerra  civile  spagnola  con  il  nostro  intervento  in  aiuto  ai  nazionalisti  di  Francisco  Franco, lentamente, ma  inesorabilmente  ci  avvicinava  alla  Germania  hitleriana, Germania  che  giustamente  Fisichella  ricorda  essere  una  repubblica, e  da  qui  l‘alleanza, l‘Asse  Roma - Berlino, la  guerra  scatenata  da  Hitler  nel settembre  1939, dopo  l’ allucinante  connubio  con  l’ Unione Sovietica, per  spartirsi  le  spoglie  della  Polonia, la  nostra  giustificata  “non  belligeranza“ per  nove  mesi, ed  infine, dopo  i  travolgenti  successi  tedeschi  in  Francia, su  quello  che  si  era   ritenuto  il  primo  esercito  del  mondo (sic), la  nostra  entrata  in   guerra  il  10  giugno  1940, guerra  che  doveva  essere  breve  e  parallela  a  quella  germanica.
Fisichella  tratteggia, con  ricchezza  di  dati  e  di  citazioni di  numerosi  altri  storici, come aveva  fatto  anche  in  precedenza, l’ evoluzione  negativa  della  guerra, la  perdita  dell’ Africa, lo  sbarco  angloamericano in Sicilia, il  25  luglio  ed  il  nuovo  governo, e  la  conclusione  dell’ armistizio  con il  Regno  d’ Italia  ridotto  a  poche  province  del   Sud, avendo  però  salvato  la continuità  dello  Stato, e  non  cercato  di  salvare  la  Monarchia  come  si  scrisse  e  si continua  a  scrivere, evitando  la  “debellatio”, e  la  lenta, ma  costante  ripresa   dello  Stato  stesso  e  delle  Forze  Armate, con  la  partecipazione  di   sempre  più  numerosi  reparti  del  Regio  Esercito  alla  campagna  per  la  liberazione  della  restante  parte  del  territorio  nazionale  dalla  occupazione  germanica, la  cosiddetta  “ cobelligeranza”, non  valorizzata  in  sede  di  Trattato  di  Pace. Infine  il  difficile  inizio  della  Luogotenenza  del  Principe  Umberto , dopo  la  sofferta  decisione  del  Re  Vittorio  Emanuele, il  12  aprile  1944, di  ritirarsi  dalla  vita  pubblica  non  appena  fosse  stata  liberata  Roma, e  con  il  Re Vittorio  Emanuele, scrive  Fisichella  scompare  “l’ultimo  uomo  del  Risorgimento  rimasto  in  Italia“, quell’ uomo  che  da  bambino  non  voleva  giuocare  il  23  marzo, perché  era  l’ anniversario  della  sfortunata  battaglia  di  Novara  del  1849  e  che  all’atto  della  abdicazione  ha  il  coraggio  morale  di scrivere   di  avere  sempre  mirato  al bene  della  Nazione “anche  se  posso  avere  errato“!  Trattando  poi  del  referendum  e  di  come  si  arrivasse  allo  stesso, dopo  che  il  Luogotenente  era  risalito  nella  stima, sia  dei  governanti  e  militari  angloamericani, particolarmente  Churchill  e  Clark,  sia  di  politici  italiani   e  diventato  Re  anche  di  nome, il  9  maggio  1946, stava  riconquistando  il  favore  popolare, Fisichella  effettua   un’ analisi  attenta  dei  dati  “ufficiali”  dai  quali  emerge  chiarissimo  che  la  repubblica  ha  vinto  dove  vincevano  partiticamente  i  social- comunisti  e  cioè  nel  centro nord, dove  pure  per  18  mesi vi  era  stata  una  persistente e  faziosa  propaganda   antisabauda  della  repubblica  di  Salò, e  che  senza  questi  voti, di  cui  quelli  comunisti  erano  non  certo  per  una  repubblica  democratica  mazziniana  e  per  di  più  di  un partito  legato  ad  una  potenza  straniera  l’ URSS  i  voti  repubblicani  di  una  modesta  parte  di  democristiani , liberali, demo sociali , oltre  ad  azionisti e repubblicani  storici  non  sarebbero  bastati  alla  vittoria  della  repubblica , di  fronte  alla   massiccia  maggioranza  monarchica  del  meridione.
Con  questa  opera  nella  quale  nella  parte  finale  Fisichella  si  sofferma  anche  sulla  realtà  attuale  con  interessanti  raffronti  sui  dati  elettorali  e  sui  governi  della  repubblica  e  relative  alleanze  e  sulla  marcia  “verso  lo  zero”, si  conclude  il  ciclo   di  85  anni  di  storia del   Regno  d’Italia, esposta  con la  serenità  ed  obiettività  dello  studioso  che  ha  senza  dubbio  le  sue  convinzioni  razionali  in  merito  alla  superiorità  della  monarchia  costituzionale  ed  al  ruolo  positivo, anche  nei  momenti  più  difficili  di  questi  anni, svolto  dalla  Corona, ma  lascia  ai  fatti  esposti  la  relativa  dimostrazione  e  sono  i  fatti  spesso  ignorati, che  confermano  e  rafforzano  le  convinzioni, quando  siano  visti  senza  gli  occhiali  deformanti  della  faziosità e  della  passione  di  parte.

Domenico   Giglio



Nota :

Il  volume  uscito  nelle  librerie  il  23  gennaio  2014  è  stato  presentato  su   iniziativa  del  Circolo  di  Cultura  ed  Educazione  Politica  Rex, presieduto  dall’ing.Domenico  Giglio, a  Roma, domenica  26 gennaio, dall’ autore  sen. prof. Domenico  Fisichella , ad  un  folto  e  qualificato  pubblico  che  acquistate  le  copie  disponibili  si  è  stretto  intorno  all’ Autore  per  sollecitarne  la  firma  e  la  dedica.

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