Questo articolo è del 2003. Lo pubblichiamo nelle sue due parti in quanto riteniamo che sia un'ottima agevole sintesi da poter consultare molto velocemente.
I nostri ringraziamenti all'Ingegnere Giglio!
di Domenico Giglio
Prima parte
I nostri ringraziamenti all'Ingegnere Giglio!
di Domenico Giglio
Prima parte
Ci si augurava che questo gesto
riparatore, l'abolizione cioè della medievale pena dell'esilio, significasse
pacificazione nel riconoscimento dei meriti storici di Casa Savoia conseguiti
con la realizzazione dell'unità della nostra Patria, invece da parte di una
minoranza fortunatamente esigua di parlamentari, di giornalisti e di storici di
regime, anche se verbosi e demagogici, è stata l'occasione per un rigurgito di
accuse, di valutazioni faziose ed unilaterali nei confronti della Dinastia.
Sarebbe lungo ed inutilmente polemico confutare affermazioni come, la peggiore
dinastia" o "Vittorio Emanuele III condannato dalla storia", va
invece ricordata la storia di questa famiglia che da Carlo Alberto in poi è
stata intimamente e strettamente legata a quella del Risorgimento e
dell'unificazione.
Naturalmente la sintesi sarà
veloce, ma servirà a far conoscere date e fatti che molti ormai ignorano
obnubilati da una propaganda non sempre serena, o da mancanza di informazione storica.
Carlo Alberto di Savoia Carignano,
ramo questo cadetto, viene proclamato re nel 183 per la mancanza di eredi
diretti in linea maschile.
Carlo Felice, suo predecessore è
stato il restauratore dell'Abbazia di Altacomba ove oggi riposano gli ultimi
sovrani Umberto Il e Maria José. Carlo Alberto, nonostante i profondi dubbi e
le molte incertezze che lo affliggevano concesse l'8 febbraio 1848 la carta
costituzionale che prese il nome di Statuto e dopo l'insurrezione del popolo
milanese contro gli Austriaci mise con determinazione la sua vita e quella dei
suoi figli, i suoi tesori ed il suo esercito ai servizio della causa dell'unità
e dell'indipendenza dell'Italia. E quando il 23 marzo 1848 varcò il Ticino per
la prima guerra d'indipendenza "per meglio dimostrare con segni esteriori
il sentimento dell'unione italiana" volle che l'esercito, allora ancora
sardo, portasse lo "scudo di Savoia sovrapposto al tricolore
italiano". Data da allora l'insegna tricolore, bandiera a bande verticali
rossa, bianca e verde, che è tuttora il vessillo d'Italia. Purtroppo la guerra
finì con la sconfitta di Novara e Carlo Alberto, che aveva invano cercato la
morte in battaglia abdicò ed andò esule in Portogallo ad Oporto dove nello
stesso anno morì. Vittorio Emanuele II, salito al trono in quella triste
circostanza non rinnegò né lo Statuto né il tricolore e con l'intelligente
collaborazione prima di Massimo D'Azeglio e poi di Camillo Cavour fece del
Piemonte il punto di riferimento cui si rivolgevano i patrioti di tutta Italia
con in testa lo stesso Giuseppe Garibaldi nella speranza di un rapido riscatto
dalla dominazione straniera.
Il sovrano sacrificando la Savoia,
regione originaria della sua Casa e dando in sposa la figlia Clotilde al
principe Gerolamo Napoleone riuscì a realizzare quell'alleanza con Napoleone III
che consentì la rivincita sull'impero austriaco con la vittoriosa seconda
guerra d'indipendenza, che lo vide anche fisicamente sempre in prima fila, alla
quale seguì in un crescendo vertiginoso di tempo l'unificazione della penisola
ad esclusione solo del Veneto e del Lazio.
Fondamentale fu l'apporto di
Giuseppe Garibaldi che collaborò fattivamente a tutte le azioni militari e che
portò il 27 marzo 1861 alla proclamazione del regno d'Italia.
Nel 1866 con la conquista del
Veneto e nel 1870 con la presa di Roma si è completata l'unità geografica della
nazione, unità cui mancavano solo Trento e Trieste.
Vittorio Emanuele Il rappresentò in
quegli anni il simbolo dell'unità nazionale anche se fu costretto al necessario
anche se doloroso trasferimento della capitale del Regno dalla sabauda Torino a
Firenze prima ed infine a Roma.
Sovrano costituzionale, rispettoso
della volontà del Parlamento, come lo furono rigidamente tutti i suoi
successori, assisté nel 1876 al trapasso parlamentare alla Sinistra di Depretis
e di Cairoli dalla "Destra storica" altamente benemerita par la
creazione dello Stato come pure per l'integrità morale e per l'elevato livello
culturale dei suoi esponenti.
Unico dei Re Savoia Carignano a morire
in patria e nel suo letto, attorniato dai familiari e dalle alte cariche del
Regno, Vittorio Emanuele Il terminava la sua giornata terrena il 9 gennaio
1878.
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