NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

mercoledì 12 settembre 2012

La Monarchia Sabauda ed i problemi sociali - XII Parte


XII - PROSPETTIVE DI UNA MONARCHIA DEMOCRATICA:

UMBERTO II

Scrivevo all'inizio che questa trattazione mirava a porre in luce se la Monarchia sabauda, durante il millennio della sua vita e specialmente dalla proclamazione del Regno d'Italia, fosse stata, come troppi ancora oggi la ritengono, un istituto puramente simbolico, almeno da quando passò alle forme costituzionali, o, peggio, un coefficiente di conservazione e di arresto del progresso politico e sociale. Giunti alla conclusione, ben possiamo affermare che solo una polemica tanto falsa quanto dannosa agli interessi, della Patria, e un'ignoranza così assurda da sconfinare nella malafede possono ancora deporre a favore della tesi di una Monarchia inutile o reazionaria. A parte l'esempio di incessante progresso offertoci, proprio in questi tempi, dalle Monarchie democratiche straniere, Stati modello nel nostro mondo tentato quotidianamente dai mali terribili dell'autoritarismo e del totalitarismo, in cui -spesso degenerano le repubbliche democratiche, l'esame attento della nostra storia nazionale, delle nostre conquiste sociali, basterebbe da se a conferire sicuro fondamento alla tesi della Monarchia sabauda fattore di progresso politico e sociale (38).

L'attuale Sovrano. Umberto II, figlio del grande e sfortunato Vittorio Emanuele III. uomo di poche parole ma dal sentire profondamente umana, e di Elena di Savoia, che portò in Italia l'anima un po' rude ma tanto buona della sua gente, tanto da divenire, per unanime riconoscimento. la Regina della bontà e della carità, sembra impersonificare, con semplicità e chiarezza, quel desiderio di onestà e di lavoro, di solidarietà tra tutti gli italiani e specialmente verso i più umili, quell'amore della libertà e della giustizia sociale, che ispirarono l'azione e il pensiero dei migliori fra i nostri padri. Questi sentimenti egli ha espresso nei suoi messaggi ai monarchici e agli italiani; rileggiamone assieme alcuni brani.
« . . . libertà e giustizia sociale. A questi ideali ho ispirato e dedicato la mia azione di Luogotenente e di Re; a questi scopi ha spesso richiamato gli amici monarchici di ogni corrente politica, giacché nel felice equilibrio e contemperamento di queste due alte aspirazioni del nostro tempo io fermamente credo e ritengo che esse siano conciliabili e ancora oggi indichino il non superato cammino che deve percorrere l'umanità nella sua progressiva ascesa ... »

Nella tristezza dell'esilio mi è particolarmente gravosa la lontananza da voi, giovani tutti d'ogni partito e d'ogni ideale, primavera e speranza della Patria; da voi, giovani che soffrite l'umiliante vana ricerca d'una occupazione, d'un lavoro, che vi deve essere a qualunque costo e con qualsiasi sacrificio garantito » (39).

« . . . Ecco quel che manca oggi e che rende vani tanti sacrifici e tanti lodevoli tentativi entro e fuori del nostro Paese: la certezza.

Certezza che la Nazione non perderà le sue libere istituzioni e non sarà travolta da conati di dittature, sempre condannabili: è quella certezza soltanto che potrà far riprendere alle forze della produzione quel continuo cammino che porta il capitale a creare nuovo lavoro; lavoro ben rimunerato, garantito dalle leggi e inserito nell'organizzazione giuridica dello Stato, attraverso il riconoscimento dei sindacati . . .

Solo allora potranno essere risolti i problemi che più ci angosciano, prima che come Italiani e come Cristiani, addirittura come uomini; la casa per i senza tetto, il lavoro per i disoccupati e ogni più larga assistenza ai bisognosi » (40).

« In un paese libero la lotta politica è condizione naturale di vita: piena legittimità hanno dunque tutti i partiti. Ogni uomo giustamente aspira alla sicurezza del lavoro e ad una remunerazione eh,e consenta a lui e ai suoi un'esistenza migliore: piena legittimità hanno dunque le organizzazioni sindacali. Ma la lotta politica e la lotta sindacale non devono essere causa di odio di partito o di classe. E questo abbiano presente tanto coloro che le penose difficoltà della vita potrebbero spingere a credere nella violenza, quanto coloro che per egoismo potrebbero, valendosi di cultura e ricchezza, ostacolare l'ascesa dei meno fortunati. La giustizia sociale è insieme un dovere umano e condizione inderogabile per la salvezza delle stesse libertà politiche e civili.

Sono questi i principi ai quali si ispirarono gli uomini che sotto la guida dei miei Avi riunirono gli antichi Stati in un grande Regno libero e indipendente nei suoi naturali confini. Se gli Italiani in qualunque vicenda ne seguiranno l'esempio, non sarà lontana la realizzazione dell'ideale cui ho dedicato la mia vita: un'Italia forte e rispettata all'estero, libera, operosa e socialmente pacificata allo interno, fedele alle tradizioni del suo glorioso passato, protesa verso un sempre più luminoso avvenire » (41).

Amor patrio e interesse ai problemi più assillanti del nostro tempo ispirano il messaggio del Principe ereditario Vittorio Emanuele di Savoia, indirizzato il 16 marzo 1959 al Fronte Monarchico Giovanile dell'U.M.I.; eccome la parte centrale e quella conclusiva:

« So che intendete affrontare, con profondo senso di responsabilità, quei problemi determinanti per l'avvenire dei giovani che, nelle scuole e nelle officine, nei campi e nei cantieri, forgiano il loro futuro e quello del Paese, e sta a voi indicare come debbano risolverli, contemperando le opposte esigenze con spirito di comprensione e di solidarietà e anteponendo sempre ad ogni particolare interesse quello supremo della Nazione.

Non dimentichiamo però, come, ancor oggi, troppi sono coloro che all'incerto domani debbono guardare con viva inquietudine per la mancanza di una stabile occupazione e di sicure condizioni di vita e sia vostro il proposito di lavorare con operante solidarietà alla ricerca di un definitivo rimedio.

La vostra azione tenda infine a ravvivare nelle nuove generazioni il senso dello Stato ed il culto del dovere,  dell'abnegazione e del sacrificio giacché queste virtù, che permisero ai nostri maggiori di costruirci una Patria, sono le sole che, come ha più volte ricordato il mio amato Genitore, possono aiutarci a farla risorgere ».

Potranno un giorno, speriamo non lontano, Re Umberto II ed i suoi successori continuare, in Italia e per l'Italia, la tradizione di amore, di libertà e di progresso di Casa Savoia?

Noi, a differenza di altri italiani ancora immersi nella atmosfera dei rancori e del conformismo, abbiamo piena coscienza della funzione che potrebbe esercitare la Monarchia sabauda. A tale scopo, occorre aiutare al più presto la formazione di una vasta, vastissima corrente di opinione che veda nella Monarchia un rimedio sicuro ai mali attuali: la via della rinascita morale e civile d'Italia altra non può essere che quella di un Regno che concili alle tradizionali istituzioni libere del Paese, Corona e Parlamento, l'adesione degli strati popolari, che dia la garanzia di creare, dove ha fallito la repubblica, uno Stato democratico di tutti gli italiani. un'Italia « fedele alle tradizioni del suo glorioso passato, protesa verso un sempre più luminoso avvenire ».

(38) Dati precisi a favore della socialità della Monarchia  sabauda reca l"ultima pubblicazione di MARIO VIANA, con prefazione di Piero Operti: « Il Re costava meno», Casa Editrice Superga, Torino, 1960.

(39) « Messaggi di Umberto II dall'esilio - 1946-1956 a cura dell'Unione Monarchia Italiana: «Ai giovani dell'Unione Monarchica Italiana», pagine 33, 34.

(40) « Messaggi di Umberto II... »: « Ai Monarchici Italiani per la VI Assemblea nazionale dell'U.M.I. », pagg. 35, 36.

(41)  «Messaggi di Umberto II... » : « Agli italiani nel decimo anniversario dell’esilio », pag. 72.

Nessun commento:

Posta un commento