I
PRIMI ALBORI NAZIONALI
SOMMARIO:
L'Italia comunale e la formazione degli Stati in Piemonte e in Sicilia - La
decadenza dell'Impero - La fine del Medioevo - il Rinascimento - Le
dominazioni straniere - Rivoluzione e restaurazione.
1)
L'ITALIA COMUNALE E LA FORMAZIONE DEGLI STATI IN PIEMONTE E IN SICILIA
L'XI
secolo è caratterizzato soprattutto dalla lotta titanica fra Papato e Impero
per la difesa della Chiesa dall'ingerenza del potere civile. Tale lotta i cui
presupposti sono da ricercare in quell'uso instaurato da Carlo Magno e seguito
dai suoi successori, di servirsi dei vescovi e degli abati come di altissimi
funzionari del potere civile, raggiunse il suo acme nello scontro fra papa
Gregorio VII e l'imperatore Enrico IV e terminò con l'episodio famoso di
Canossa dove l'imperatore, colpito dalla scomunica papale e minacciato di
deposizione, fece ammenda dei suoi torti di fronte 9.1 Pontefice ricevendone in
cambio l'assoluzione dalle censure ecclesiastiche. Tale pentimento non si
dimostrò sincero, perché poco dopo Enrico IV assediava Roma, costringendo
Gregorio VII a rifugiarsi a Salerno ove moriva profugo e in balia dei Normanni,
suoi protettori e custodi, ma lo scontro ebbe poi definitiva composizione con
il Trattato di Worms, firmato nel 1122 fra il papa Callisto II e l'imperatore
Enrico V.
Mentre
in Italia l'autorità imperiale diminuiva, un nuovo ordinamento cominciava a
delinearsi con la creazione dei Comuni, nati soprattutto come tentativo della
piccola nobiltà cittadina e dei ceti ricchi, dediti ai commerci, di sottrarsi
alla giurisdizione della grande nobiltà feudale. Il comune, che è retto da
magistrature elettive, ha come trama principale della sua vita, la lotta delle
fazioni per la partecipazione al governo della città; di queste lotte sono
protagoniste le consorterie nobiliari e le corporazioni delle singole
professioni che cercano ognuna di prevalere sulle altre; accanto alle
corporazioni economiche, vi sono compagnie d'armi, spesso basate sulla
divisione della città in rioni, quartieri o contrade, che riuniscono sotto
appositi capi i cittadini, sia per il servizio di polizia che per la difesa
contro i nemici esterni.
A capo
dei comuni, stanno spesso due consoli; ne troviamo infatti a Pavia nel 1084, a
Milano nel 1097, a Bologna nel 1123, a Piacenza nel 1126. Più tardi il supremo
magistrato fu il Podestà, scelto fra i cittadini di un altro comune, per
assicurare la sua imparzialità nei confronti dei partiti cittadini.
A
Genova e a Pisa le istituzioni comunali furono anche più precoci ed ebbero uno
svolgimento diverso a causa della struttura marinara di quelle repubbliche;
altre invece non attraversarono neppure lo stadio feudale come Venezia, che
dopo un lungo periodo di dipendenza dall'impero bizantino puramente formale, e
governata di fatto dai suoi dogi, ebbe uno sviluppo navale notevolissimo
strettamente connesso al potenziamento dei suoi commerci e all'ingrandimento
dei suoi territori, che compresero le terre adriatiche a cominciare
dall'Istria, la cui conquista ebbe inizio nella prima metà del IX secolo.
Anzi per questa sua particolare posizione, Venezia divenne presto il punto
d'incontro dell'Oriente con l'Occidente.
Il
Comune aveva però nella stessa struttura i germi della signoria ed ebbe minore
durata dei due potenti stati di carattere feudale che si erano intanto formati
in Italia, il primo nel settentrione, il secondo nel meridione. Lo stato
sabaudo ebbe origine nei primissimi anni dell'XI secolo nelle terre che si
estendono fra le contee di Moriana e di Ginevra e quelle di Vienna nel
Delfinato e di Aosta; il nocciolo di questi domini furono il Chiablese, il
Vallese ed altre terre concesse dall'imperatore Corrado II il Salico ad Umberto
Biancamano o dalle bianche mani, pare verso il 1034, in premio di una vittoria
da questi riportata contro i borgognoni di Ottone di Champagna.
Infinite
sono state le ipotesi sugli ascendenti di Umberto Bianca-mano, chi lo avrebbe
voluto figlio di Beroldo, discendente da Vitichindo duca di Sassonia, chi da
Ottone Guglielmo conte di Borgogna. Luigi Cibrario, il più autorevole degli
storici sabaudi, parla anche di un Ma-nasse di Savoia e Noyon, possibile padre
di ~erta, ma si resta sempre nel campo delle ipotesi, non comprovate da alcun
argomento di carattere risolutivo.
Il feudo sabaudo si ingrandì rapidamente,
specie per il matrimonio di Oddone con Adelaide di Susa che portò al marito le
contee di Torino, di Susa e del Chisone, ed il titolo di Marchese d'Italia.
Successori di Oddone, morto intorno al 1060, furono i figli Pietro I e Amedeo
II (*), Umberto II e Amedeo III che mori di peste a Nicosia di Cipro, al
ritorno dalla II crociata contro gli infedeli; egli primo fra i principi della
sua casa, ottenne dall'imperatore Enrico V, suo cugino, il titolo di Vicario
perpetuo dell'impero in Italia, che diede ai conti sabaudi un grande prestigio
nel quadro politico dell'epoca.
Contemporaneamente
all'altro estremo della penisola un altro stato si andava formando sulle rovine
degli antichi possedimenti bizantini, il regno normanno. I normanni, guerrieri
di provenienza nordica, cominciarono ad infiltrarsi nell'Italia meridionale,
approfittando delle lotte fra greci e longobardi, ponendo la loro prima sede
ad Aversa, di cui divenne conte il normanno Rainolfo; da questa città divenuta
centro di raccolta delle bande provenienti dalla terra francese da essi detta
Normandia, la conquista si irradiò progressivamente approfittando delle
propizie condizioni politiche. I fratelli Altavilla condottieri normanni furono
arruolati dal principe di Salerno e successivamente chiamati in Puglia da
quelle popolazioni per combattere contro i bizantini, riuscirono a
sconfiggerli formando nel territorio una serie di contee. Prevalsero su tutti
Guglielmo d'Altavilla e il suo successore Roberto il Guiscardo; questi penetrò
in Calabria, invano osteggiato
da
Papa Leone IX che il 18 giugno 1053 fu sconfitto a Civita, continuò poi le
conquiste aiutato dal fratello Ruggero, assumendo il titolo di Duca di Puglia e
di Calabria. I greci furono completamente espulsi dalla penisola e l'ultimo
principato longobardo, Salerno, cadde nel 1077 nelle mani dei Normanni. Il
conte Ruggero, fratello di Roberto, riuscì poi a conquistare la Sicilia
scacciandone i Saraceni, completando così la conquista normanna del meridione.
L'unificazione
dei due regni estintasi la discendenza di Roberto, avvenne sotto il figlio di
Ruggero, Ruggero II nel 1127 e fu confermata dall'investitura che questi
ottenne dall'antipapa Anacleto II. Il vero Papa Innocenzo II e l'imperatore
Lotario II tentarono di opporsi, ma invano; il Papa sconfitto e fatto
prigioniero, si rassegnò con il trattato di Mignano nel 1139 ad investire
Ruggero II del regno di Biella, come vassallo della Santa Sede, ottenendo la
restituzione di Benevento.
(*)
Amedeo II, che mori intorno al 1080, ebbe parte nel più importante avvenimento
dell'epoca, la famosa visita dell'Imperatore Enrico IV a Canossa dove si
trovava Papa Gregorio VII, ospite della contessa Matilde di Toscana;
l'imperatore fu accompagnato in quella difficile circostanza dalla suocera
Adelaide vedova di Oddone di Savoia e dal cognato Amedeo II che sembra
intercedessero per lui presso il Pontefice.
Nessun commento:
Posta un commento