NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

martedì 14 settembre 2021

Re Umberto II e il Pantheon negato

di Emilio Del Bel Belluz

In questi giorni ho preso tra le mani un libro di Giovannino Guareschi, il grande scrittore che con le sue opere riuscì a far sorridere e a dare felicità a molti italiani che si ritrovavano nella sua prosa. 
La mia attenzione si è fermata all’ episodio commovente, in cui si vede  don Camillo e il sindaco comunista Don Peppone che si trovano al capezzale della signora maestra Cristina, la donna che ha insegnato a leggere a tutto il paese. 
La maestra dona al sindaco  le sue poche cose, e lascia i libri a lui perché si istruisca e impari i verbi. Davanti al parroco chiede che al giorno dei suoi funerali sulla sua bara sia stesa la bandiera con  lo stemma Sabaudo, che la maestra non ha mai voluto dimenticare. 
La povera donna rimprovera il sindaco e quelli come lui che hanno mandato in esilio il Re e i suoi figli. Riporto: “ Tu e gli altri bolscevichi come te avete mandato via il Re, relegandolo  in un’isoletta lontana per farlo morire di fame assieme ai suoi bambini”, … “ Vi hanno informata male” spiegò dolcemente . “ Son tutte bugie. Né isole deserte né morti di fame. Tutte bugie e ve lo assicuro”… “ E poi,” esclamò Peppone “ mica soltanto noi, l’abbiamo mandato via! C’è stata la votazione ed  è risultato che erano più quelli che non lo volevano che quelli che lo volevano, e allora è andato via e nessuno gli ha detto o fatto niente. Così funziona la democrazia!” “ Ma che democrazia!” rispose severa la signora Cristina. “ I Re non si mandano mai via!”.
 Queste poche righe mi fanno ritornare alla mente il referendum istituzionale, in cui ci furono dei brogli elettorali e un Re che lasciò l’Italia per evitare lo spargimento di sangue. Nessuno agì come lui, pensando più alla Patria che a sé stesso. Non dimentichiamo che quasi la metà degli italiani si espresse a suo favore. Il Re Umberto II lasciò il suo Paese, gli era stato detto che si trattava di poco tempo, quando le acque si fossero calmate, avrebbe potuto fare ritorno. Il Re aveva una sola parola, era un gentiluomo che aveva sempre agito con correttezza, nessuno si sarebbe comportato  da Re come fece lui. La storia poi la si conosce, la povera signora Cristina del libro di Guareschi, aveva ragione. Il re  e la sua famiglia se ne andarono in Portogallo, vissero dei momenti difficili. 
La casa dove andarono non era adatta per ospitare una famiglia, mancava tutto, anche l’energia elettrica ma il Re e i suoi familiari si adattarono anche a questo. In questa nostra Italia, pochi raccontano che il figlio di Re Umberto II, il principe Vittorio Emanuele IV, dovette rimanere in esilio per decenni, senza poter far rientro in Italia, come suo figlio il principe Emanuele Filiberto. Questo esilio che dovettero portare sulle spalle non è stato altro che una vendetta dei comunisti, i patrocinatori della libertà, che anche adesso continuano a nutrire  astio  verso Casa Savoia,  anche se sono passati oltre settant’ anni. 
L’Italia, paladina delle libertà di altri Paesi, non ha mai trovato il tempo per riconoscere gli errori compiuti verso questa dinastia. Il Re Umberto II  e la Regina Maria José si trovano sepolti ancora in terra d’esilio. Non sarebbe ora di farli riposare al Pantheon? 
E’ stato un Re che ha amato fino agli ultimi atti della sua vita, la cara Italia. Spero che le generazioni future ricordino Casa Savoia come merita. E’ stata una dinastia con una storia millenaria, ha unificato l’Italia, invece, la Repubblica che ha settant’ anni dimostra tutte le sue crepe e non credo che possa arrivare al millennio.

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