NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

domenica 19 settembre 2021

Capitolo XXXVII Carnera lascia la boxe.

 


Di  Emilio Del Bel Belluz

Primo iniziò il 1938 senza il mondo della boxe. Erano passati dieci anni dal suo primo approccio con la noble art. Carnera appariva stanco di quell’ambiente, non era più sicuro di nulla. Nel 1938 aveva 32 anni, ed effettivamente, non era troppo anziano, anche se aveva già sostenuto quasi un centinaio di match. Doveva assolutamente trovare un lavoro, ma l’unica cosa che era capace di fare era quella di boxare.   La notte, talvolta, si sognava dei molti incontri che aveva combattuto e delle persone conosciute. Gli era capitato di sognare un suo avversario che lo aveva battuto, e gli era piaciuto che si fosse avvicinato per informarsi sulle sue condizioni fisiche, così come apprezzò la sua visita in ospedale. La boxe gli aveva dato tanto, ma tanto gli aveva tolto. Il mondo l’aveva girato in lungo e in largo e non poteva lamentarsi di questo. I tifosi venivano lo stesso a Sequals per conoscerlo, e per farsi raccontare le sue imprese pugilistiche. L’unico episodio di cui parlava poco e con amarezza era rappresentato dal tragico match contro Ernie Shaaf. Tante volte di notte si era svegliato di soprassalto e aveva urlato il suo nome. Continuava a scrivere alla madre di Ernie chiedendole perdono e inviandole delle somme di denaro. La donna gli rispondeva sempre, invitandolo a dimenticare l’accaduto perché la morte del figlio non era attribuibile ai suoi pugni. Il nuovo futuro di Carnera stava incominciando a delinearsi: alcuni registi lo avevano chiamato affinché interpretasse alcuni ruoli nei loro film. Carnera per questo si era spostato a Roma e in questo modo riusciva a guadagnare dei soldi. Quella vita non poteva durare a lungo ma era pur sempre un modo di accumulare del denaro in modo onesto.  Primo cominciò a riflettere seriamente su quello che da tempo gli ripeteva sua madre, ovvero, di trovarsi una brava ragazza per formarsi una famiglia. Ma la vita di attore lo stava assorbendo molto, aveva fatto tappa in molte città d’Italia, lavorando anche in teatro con Renato Rascel. La sera del debutto con il comico era pensieroso, perché prima dello spettacolo doveva fare una ripresa di esibizione pugilistica con un volonteroso sparring-partner. Questa sua dimostrazione richiamava tanti spettatori che riempivano il teatro. Era la gente che continuava ad amarlo come pugile, come uomo forte e anche lui stesso finiva per sentirsi ancora un boxeur. Il successo e gli incassi facevano ben sperare, aveva trovato la strada della gloria. A Primo faceva ricordare i tempi passati e, precisamente, il suo inizio, nel circo francese, quando doveva esibirsi quasi tutte le sere con degli uomini che volevano sfidarlo. Il nuovo ambiente dello spettacolo gli piaceva.  Tutto questo veniva svolto con la massima passione. I registi sapevano che il campione aveva un seguito di pubblico che voleva conoscere la sua vita. I giornali parlavano ancora di lui, non come boxeur, ma come attore di teatro e di cinema. La gente andava volentieri a vedere i suoi film. Solo sua madre voleva vederlo sotto una nuova veste lavorativa.  Con il cinema aveva avuto la possibilità di conoscere degli attori molto importanti e delle attrici di rara bellezza. Costoro erano parecchio incuriositi di conoscere il periodo americano di Primo. L’America gli aveva dato tanto, aveva conosciuto uomini importanti, quali il Presidente e vari politici di quello stato. Ma aveva ricevuto tante delusioni da parte di persone che lui considerava buoni amici. Nel trattare i suoi affari in America non erano stati molto accorti perché s’era fidato di persone che si erano rivelate poi dei truffatori. Nella sua gestione finanziaria era andato Ko, da cui era stato impossibile rialzarsi facilmente. 

 

 

 

Nel suo girovagare con il teatro aveva sempre un seguito di persone che lo volevano salutare, e gli ponevano mille domande.  Carnera anche nei momenti più dolorosi aveva dentro di sé una grande forza, non si lasciava travolgere dalla disperazione e sorrideva sempre stupito davanti a tutto. Da uomo forte come una quercia sapeva, anzi, aveva imparato a distinguere quelli che gli volevano bene, da quelli che ceravano di sfruttarlo. Anche nei contratti che stringeva nel mondo del cinema, aveva imparato a destreggiarsi molto bene.   La vita dell’attore aveva i suoi vantaggi, uno di questi era quello che il suo nome lo trovava spesso nei giornali e così continuava ad essere ricordato. Quando rientrava in albergo dopo lo spettacolo, gli era capitato di trovare anche delle donne che lo attendevano, che volevano la sua compagnia, ma non era quello che desiderava. La sola donna che voleva in quel periodo era quella che sarebbe diventata sua moglie. Il Duce tassava quelli che non si sposavano e il gigante di Sequals quella gabella non voleva pagarla. Scherzava spesso su questo con i suoi amici, a volte diceva che la donna adatta a lui non era ancora nata. Ogni tanto pensava alla ragazza del bistrot, ma riteneva che i ricordi legati a quel periodo dovessero essere riportati alla mente solo quando si è avanti negli anni per sentirsi ancora vivi. Ricordava con nostalgia anche i difficili esordi pugilistici in terra francese, seppure gli avevano riservato qualche soddisfazione inaspettata, come quella di essere applaudito calorosamente in terra straniera.

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