Famiglia Cristiana concede il bis, per i 150 anni di Re Vittorio.
di Luciano Regolo
Nella primavera 1909 Margherita
scomparve improvvisamente da ogni ricevimento, cerimonia, persino dalle sue
abituali passeggiate al Pincio. E non si videro più
ospiti avvicinarsi alla cancellata del suo palazzo romano, dove di solito la
gente si accalcava per vederla entrare o uscire, tributandole affetto e
ammirazione, senza troppe formalità. Presto si diffusero voci sinistre sulla
sua salute. Il disturbo della regina madre però non era mortale, semplicemente
si era acuito col tempo il problema delle forti nevralgie che per lei era
iniziato un ventennio prima, in seguito al fallito attentato di Passannante. Un
malessere, dunque, di probabile origine psicologica, legato allo stress
emotivo. L’ articolo pubblicato il 25 aprile 1909 dal New
York Times fugò le paure: «I romani stanno diventando ansiosi
sulla salute della cara regina madre. È stato detto a lungo che aveva l’
influenza e la nevralgia. Ma il tempo è passato e non è guarita, mai è stata
vista e si è cominciato a dire che è ammalata. A palazzo ammettono che è
bloccata al letto. (...) La natura della malattia non è specificata. Ma si
suppone che sia una debolezza lasciata dall’influenza e che lei abbia una
brutta nevralgia facciale. Ne aveva sofferto per la prima volta (...) nel 1878
e l’ unica cosa che la calmava era la musica (...). ora, dopo la morte di
Umberto, lo shock è tornato. Il solo rimedio rapido per lei è fare
automobilismo». Al suo malessere accenna la stessa Margherita in un’ altra
missiva indirizzata a Bonomelli il 29 luglio 1909, nono anniversario dell’
assassinio di Umberto, insolitamente ancora a Roma: «La ringrazio d’
interessarsi alla mia salute; ho sofferto veramente molto: quelle nevralgie
sono proprio maligne; e poi quattro mesi di malattia e quella lunga inazione e
l’ assoluta impossibilità di occuparsi per tanto tempo sono proprio spiacevoli;
ma ora grazie a Dio, sto di nuovo bene, e riprendo forza ogni giorno. Il 1°
agosto a sera, ripartirò per Stupinigi (...). Spero che il soggiorno in quel
bel luogo di Domodossola tra quei buoni e intelligenti padri Rosminiani Le darà
riposo per l’ anima e per la salute; la pace è tanto bella cosa e la migliore
di tutte le cure».
Non sopporta l’immobilismo Margherita, chiederle di stare ferma o chiusa
sarebbe condannarla alla depressione. E infatti la sua
vecchiaia è un inno alla gioia di vivere, al continuo gusto della scoperta. E
anche se i suoi capelli si sono ingrigiti e lei decide di non tingerli più di
biondo, ma piuttosto di virare la canizie sull’ argento, visto che ha compiuto
58 anni e non le dispiace l’ aria di signora distinta che le danno o il
contrasto con lo scuro dei suoi abiti e dei pizzi, si mantiene estremamente
giovanile nello spirito e nel fisico. Riacquista anzi gradatamente la linea
perduta, proprio dopo quel periodo di malattia. Nel 1910 Fanny Salazar Zampini,
nella sua biografia della regina madre destinata al pubblico britannico, ne
tracciò un lusinghiero ritratto: «Benché (...) compirà 60 anni il 20 novembre
1911, è ancora una delle più eleganti donne in Italia. Nessun’ altra conosce
meglio l’ arte di come valorizzarsi al massimo e di come mantenere la propria
bellezza. La sua carnagione e la sua figura sono ancora l’ invidia della
società italiana. Sua Maestà si occupa poco della vita di corte e, dalla morte
del marito, ha dedicato gran parte del suo tempo al lavoro filantropico per
tutta l’ Italia. Infatti è guardata dal popolo di quella Nazione, nella stessa
luce in cui si guarda la regina Alessandra (consorte di Edoardo VII, re d’
Inghilterra, scomparso il 6 maggio 1910, ndr) in questo Paese. La simpatia per
il suo stato di vedova è unita all’ammirazione per la forza con cui ha
affrontato la tragedia della sua vita».
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