Le iniziative
rievocative per il 4 novembre a
Pino Torinese sono davvero sorprendenti. Dopo una mattinata di onori ai Caduti
della Grande Guerra, alle 21 verrà proiettato il film “Non parliamo più di
questa guerra”, dedicato ai disertori e agli ammutinati che, dice il manifesto,
fa emergere una visione altra del primo conflitto mondiale.
Noi siamo per le ricostruzioni storiche complete, non per
le celebrazioni in cui c’è spazio per la retorica e non per un ricordo
storiografico adeguato, in cui emergano le riflessioni anche opposte. Le
vulgate non sono mai storia, ma semplici
semplificazioni manichee. Tuttavia ci sembra incredibile che soprattutto
l’Associazione Alpini accetti, nel giorno in cui si ricorda la Vittoria del 4
novembre, di patrocinare la proiezione di un film che non corrisponde affatto
con le finalità dell’Ana.
Nel corso di tutto il centenario della Grande Guerra si è
tentato di riabilitare, se non di esaltare, i disertori, proseguendo la
strada del libro di Emilio Lussu “Un
anno sull’altipiano”, scritto durante il fascismo con il dichiarato intento di
diffamare il nostro Esercito. Volevano perfino apporre una lapide in loro onore
al Vittoriano, all’Altare della Patria. In pochi, ma con argomenti decisi, ci
opponemmo con fermezza ad una mistificazione
storica. Certo si commisero anche degli eccessi ed a volte ci fu una giustizia
sommaria.
La gestione della guerra del Generale Cadorna non fu
priva di errori e di limiti vistosi. Nessuno nega le ombre. Ma abbinare insieme
nella stessa giornata eroi di guerra e disertori ci sembra troppo.
L’Associazione Alpini della Provincia di Torino deve chiarire e dire il suo
pensiero. Altrettanto dovrebbe esprimersi il Sindaco di Pino Torinese,
assumendosi la responsabilità politica di questa scelta quanto meno
intempestiva. E’ vero che son passati più di cento anni, ma io non accetto
ancora facilmente di sentire assimilati ai disertori due miei zii partiti
volontari e caduti già nel 1915 . E non lo accetterò mai.
Pier Franco Quaglieni
il Torinese, 4 novembre 2019
dobbiamo ricordare , a mio giudizio tutti i giovani italiani che hanno lasciato volontariamente o chiamati all'obbedienza , le loro famiglie e non sono più tornati a casa .. hanno pagato con la loro vita .. speculare non si puo su queste certezze … e nemmeno minimizzare o screditare il sacrificio e la memoria di quanti hanno pagato con la vita .. mio nonno è morto da prigioniero in Germania dopo i fatti del Monte Nero .. a 28 anni e lasciò orfani moglie e due figli di 2 e 1 anno … mia nonna non appunto mai sul petto le tre medaglie ricordative …. mentre io oggi vorrei ritrovarle perché questa è la giusta memoria!!
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