NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

domenica 3 marzo 2019

L’ultimo caduto della Grande Guerra

di Emilio Del Bel Belluz.
Mio zio Gaetano, un giorno, mi fece avere un ritaglio di giornale, dove si ricordava la vita di un soldato, l’ultimo caduto della Grande Guerra. Era il 4 novembre del 1970, il suo volto era triste e si ricordavano i caduti della guerra del 1915-1918. Gaetano aveva combattuto nella Grande Guerra come bersagliere, nella stessa compagnia di Benito Mussolini. 
Il quattro novembre di ogni anno Gaetano mi faceva vedere la sua bandiera sabauda, perché per quel vessillo e per il Re d’Italia aveva combattuto e onorato la patria. 
Era fratello di mio nonno Emilio che aveva combattuto la guerra di Libia del 1911. I suoi fratelli avevano combattuto nella Grande Guerra. Gaetano raccontava sempre che della nostra famiglia, sette non erano tornati, portavano tutti il cognome di Del Bel Belluz, e questo aveva segnato con il dolore le famiglie, il più difficile da consolare. Gaetano, quel giorno, mi raccontò di un suo parente caduto in guerra e di sua madre che aveva fatto costruire un capitello in suo ricordo e ogni giorno si recava a pregare, e il dolore per la morte del figlio non la lasciò mai. 
Gaetano la ricordava sempre vestita di nero, fino alla fine. Lo zio, ogni quattro novembre, mi faceva leggere ad alta voce la storia dell’ultimo caduto della Grande Guerra e vedevo nei suoi occhi una lacrima che scendeva e si fermava sul suo volto scavato dal tempo, come una trincea. L’ultimo soldato del Re Vittorio Emanule III che cadde si chiamava Riva Villasanta Alberto (1900-1918). 
Trascrivo la sua storia che trovai nel giornale, il Borghese, che mi diede lo zio Gaetano:“ Fu uno degli ultimi, e forse l’ultimo dei caduti nella guerra del 1915-1918; guerra felice, in cui si riuscì ancora a sapere chi fu il primo e chi fu l’ultimo a morirvi. Il Riva Villasanta, era figlio di un maggiore caduto nel Trentino: e a 17 anni era fuggito da casa per arruolarsi. 
Aspirante ufficiale all’VIII Bersaglieri, vi prese il comando degli arditi reggimentali. Sul cadere della sera del 4 novembre, pochi minuti della cessazione delle ostilità, egli incalzava con i suoi uomini gli austriaci in fuga, quasi” per lanciare più oltre la vittoria”, come disse d’Annunzio: quando, al quadrivio detto del Paradiso, presso il Tagliamento, fu raggiunto e disteso a terra da un randagio proiettile nemico. 
Ebbe la medaglia d’oro con una motivazione enfatica e ridicola; mentre la doveva avere con una motivazione breve e solenne a sigillo della guerra finita”.

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