L'ITALIA
MEDIOEVALE
SOMMARIO:
La caduta dell'Impero d'Occidente - Teodorico e la romanizzazione dei barbari -
Fondazione del Regno longobardo - L' Italia bizantina La rinascita dell'Impero
d'Occidente - Gli imperatori della Casa di Sassonia.
1) —
LA CADUTA DELL'IMPERO D'OCCIDENTE.
La
caduta dell'impero romano d'occidente, avvenuta nel 476 d. C. con la
deposizione dell'ultimo imperatore Romolo Augustolo, è la data che
convenzionalmente si adopera per fissare l'inizio dell'età di mezzo: il medio
evo. Qui finisce la storia dell'antichità romana che per dodici secoli aveva
gravitato intorno alla fatale Urbe la cui potenza si era, a poco a poco, estesa
su quasi tutto il mondo allora conosciuto; qui inizia la storia di tanti paesi
che componevano l'immenso mosaico dell'impero romano, che da questo momento si
dividono, ognuno verso la sua sorte, sotto lo scettro di governanti diversi,
per un diverso destino.
Il
grande impero di Roma, in quello scorcio del quinto secolo dell'era cristiana,
non era più che una larva; molti imperatori si erano succeduti sul trono dei
Cesari con diversa fortuna, tentando sempre di restituire al loro potere
l'antico splendore senza riuscirvi. Spesso il trono era anche stato macchiato
dal sangue degli imperatori trucidati nei tumulti e nelle congiure di palazzo;
quasi tutti gli ultimi sovrani non erano che rozzi soldati nati nelle lontane
provincie e giunti con la forza della spada al supremo fastigio, sugli scudi
dei legionari; più volte il loro dominio era stato minacciato da tribù barbare
che affacciandosi dalle lontane terre balcaniche alle ridenti contrade
mediterranee, solo con gravissimi sacrifici e talvolta con delle concessioni
umilianti avevano potuto essere respinte.
Un
grande Imperatore era riuscito a risollevare alquanto le sorti dell'Impero:
Teodosio I, e alla sua morte aveva diviso i suoi immensi dominii fra i due
figli Onorio e Arcadio, affidando al primo l'occidente e al secondo l'oriente.
Mentre l'impero d'oriente, sia pure fra lotte e contrasti, riuscì a
sopravvivere per oltre mille anni alla morte di Teodosio I (395) l'impero
d'occidente non ebbe lunga durata. I successori di Onorio, deboli e inetti, non
furono che delle pallide figure che si alternarono rapidamente sul trono
d'occidente e i barbari divennero sempre più arditi e temibili; nel 410 Roma
stessa fu presa e saccheggiata dai Visigoti, popolo barbarico guidato dal suo
re, Alarico; nè fu questa l'unica onta subita dalla grande capitale del mondo
che nel 455 subiva una seconda volta la stessa sorte per opera dei Vandali di
Genserico.
Dopo
tante incursioni barbariche, anche l'Italia ebbe uno stanziamento stabile di
popolazioni germaniche, con a capo l'erulo Odoacre. Sul trono imperiale sedeva
allora il giovanetto Romolo Augustolo, che vi era stato posto dal potente
patrizio Oreste suo padre.
Odoacre
che si era posto con le sue truppe barbariche al servizio dell'impero, riuscì a
farsi proclamare re e sconfitto Oreste, ne depose il figlio Romolo Augustolo,
obbligandolo a ritirarsi in una villa nella Campania; poi anziché proclamarsi
imperatore, fece inviare dal senato romano un'ambasceria all'imperatore
d'Oriente, Zenone, la quale propose che, poiché rimaneva ormai un solo
imperatore, Odoacre governasse in suo nome l'Italia, con il titolo di patrizio.
L'astuto
erulo, pensò così di vincere la probabile ostilità di Costantinopoli,
riconoscendone per primo l'alta sovranità e riservando a se stesso un carattere
di vicario dell'imperatore bizantino. Zenone non avrebbe voluto
accondiscendere, ma pur di mala voglia fu costretto in un secondo tempo a
riconoscere lo stato di fatto dell'Italia non avendo le forze necessarie per
opporsi con le armi alle pretese di Odoacre. Questi riuscì poi ad occupare la
Dalmazia e ad ottenere da Genserico la restituzione della Sicilia, dietro
pagamento di un tributo, mentre al. nord il suo dominio arrivava sino alle
Alpi, riunendo perciò pressoché tutta l'Italia.
Nominalmente
l'Impero restava intatto perché il fatto che in Occidente fosse venuto a
mancare l'imperatore non significava che l'autorità dell'impero fosse venuta
meno; l'imperatore di Costantinopoli, la nuova Roma, rimaneva a capo di ambedue
le parti dell'Impero ed a questo concetto si uniformò appunto Odoacre
considerandosi il supremo funzionario imperiale in Italia, mentre il suo titolo
di re era da considerarsi valido soltanto nei riguardi dei barbari eruli che
costituivano il suo esercito; ma in realtà questo vincolo nei riguardi
dell'Impero
era più di carattere ideale che di carattere politico ed amministrativo.
L'idea dell'unità romana ed occidentale rimase però viva
nella mente degli strati più colti e sensibili della popolazione, si conservarono
istituti giuridici, tradizioni e ordinamenti romani e parte della grande
aristocrazia romana continuò ad avere una importanza politica anche sotto lo
scettro dei sovrani barbarici. A questi residui della costruzione imperiale si
mescolarono nuovi elementi portati dalle usanze dei conquistatori; nei barbari
si concentrò la somma del potere politico e gran parte dei beni economici, ed
essi riuscirono a far prevalere la loro concezione individualistica dello
stato, ritenuto un po' come il patrimonio del singolo conquistatore, contro
quella pubblicistica romana per la quale lo stato era innanzi tutto « la cosa
pubblica ».
Il mondo dell'epoca gravitava intorno a due
poli: quello bizantino, che orientalizzando la romanità aveva dato origine ad
una civiltà che avrà in Giustiniano la sua più illustre espressione e quello
barbarico che romanizzando il germanesimo, troverà il suo aspetto più compiuto
in Carlo Magno.
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