NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

lunedì 6 novembre 2023

Saggi storici sulla tradizione monarchica

 


L'ITALIA MEDIOEVALE

SOMMARIO: La caduta dell'Impero d'Occidente - Teodorico e la romanizzazione dei barbari - Fondazione del Regno longobardo - L' Italia bizantina La rinascita dell'Impero d'Occidente - Gli imperatori della Casa di Sassonia.

1) — LA CADUTA DELL'IMPERO D'OCCIDENTE.

La caduta dell'impero romano d'occidente, avvenuta nel 476 d. C. con la deposizione dell'ultimo imperatore Romolo Augustolo, è la data che convenzionalmente si adopera per fissare l'inizio dell'età di mezzo: il medio evo. Qui finisce la storia dell'antichità romana che per dodici secoli aveva gravitato intorno alla fatale Urbe la cui potenza si era, a poco a poco, estesa su quasi tutto il mondo allora conosciuto; qui inizia la storia di tanti paesi che componevano l'immenso mosaico dell'impero romano, che da questo momento si dividono, ognuno verso la sua sorte, sotto lo scettro di governanti diversi, per un diverso destino.

Il grande impero di Roma, in quello scorcio del quinto secolo dell'era cristiana, non era più che una larva; molti imperatori si erano succeduti sul trono dei Cesari con diversa fortuna, tentando sempre di restituire al loro potere l'antico splendore senza riuscirvi. Spesso il trono era anche stato macchiato dal sangue degli imperatori trucidati nei tumulti e nelle congiure di palazzo; quasi tutti gli ultimi sovrani non erano che rozzi soldati nati nelle lontane provincie e giunti con la forza della spada al supremo fastigio, sugli scudi dei legionari; più volte il loro dominio era stato minacciato da tribù barbare che affacciandosi dalle lontane terre balcaniche alle ridenti contrade mediterranee, solo con gravissimi sacrifici e talvolta con delle concessioni umilianti avevano potuto essere respinte.

 

Un grande Imperatore era riuscito a risollevare alquanto le sorti dell'Impero: Teodosio I, e alla sua morte aveva diviso i suoi immensi dominii fra i due figli Onorio e Arcadio, affidando al primo l'occidente e al secondo l'oriente. Mentre l'impero d'oriente, sia pure fra lotte e contrasti, riuscì a sopravvivere per oltre mille anni alla morte di Teodosio I (395) l'impero d'occidente non ebbe lunga durata. I successori di Onorio, deboli e inetti, non furono che delle pallide figure che si alternarono rapidamente sul trono d'occidente e i barbari divennero sempre più arditi e temibili; nel 410 Roma stessa fu presa e saccheggiata dai Visigoti, popolo barbarico guidato dal suo re, Alarico; nè fu questa l'unica onta subita dalla grande capitale del mondo che nel 455 subiva una seconda volta la stessa sorte per opera dei Vandali di Genserico.

Dopo tante incursioni barbariche, anche l'Italia ebbe uno stanziamento stabile di popolazioni germaniche, con a capo l'erulo Odoacre. Sul trono imperiale sedeva allora il giovanetto Romolo Augustolo, che vi era stato posto dal potente patrizio Oreste suo padre.

Odoacre che si era posto con le sue truppe barbariche al servizio dell'impero, riuscì a farsi proclamare re e sconfitto Oreste, ne depose il figlio Romolo Augustolo, obbligandolo a ritirarsi in una villa nella Campania; poi anziché proclamarsi imperatore, fece inviare dal senato romano un'ambasceria all'imperatore d'Oriente, Zenone, la quale propose che, poiché rimaneva ormai un solo imperatore, Odoacre governasse in suo nome l'Italia, con il titolo di patrizio.

L'astuto erulo, pensò così di vincere la probabile ostilità di Costantinopoli, riconoscendone per primo l'alta sovranità e riservando a se stesso un carattere di vicario dell'imperatore bizantino. Zenone non avrebbe voluto accondiscendere, ma pur di mala voglia fu costretto in un secondo tempo a riconoscere lo stato di fatto dell'Italia non avendo le forze necessarie per opporsi con le armi alle pretese di Odoacre. Questi riuscì poi ad occupare la Dalmazia e ad ottenere da Genserico la restituzione della Sicilia, dietro pagamento di un tributo, mentre al. nord il suo dominio arrivava sino alle Alpi, riunendo perciò pressoché tutta l'Italia.

Nominalmente l'Impero restava intatto perché il fatto che in Occidente fosse venuto a mancare l'imperatore non significava che l'autorità dell'impero fosse venuta meno; l'imperatore di Costantinopoli, la nuova Roma, rimaneva a capo di ambedue le parti dell'Impero ed a questo concetto si uniformò appunto Odoacre considerandosi il supremo funzionario imperiale in Italia, mentre il suo titolo di re era da considerarsi valido soltanto nei riguardi dei barbari eruli che costituivano il suo esercito; ma in realtà questo vincolo nei riguardi dell'Impero era più di carattere ideale che di carattere politico ed amministrativo.

L'idea dell'unità romana ed occidentale rimase però viva nella mente degli strati più colti e sensibili della popolazione, si conservaro­no istituti giuridici, tradizioni e ordinamenti romani e parte della gran­de aristocrazia romana continuò ad avere una importanza politica an­che sotto lo scettro dei sovrani barbarici. A questi residui della costru­zione imperiale si mescolarono nuovi elementi portati dalle usanze dei conquistatori; nei barbari si concentrò la somma del potere politico e gran parte dei beni economici, ed essi riuscirono a far prevalere la loro concezione individualistica dello stato, ritenuto un po' come il patrimonio del singolo conquistatore, contro quella pubblicistica roma­na per la quale lo stato era innanzi tutto « la cosa pubblica ».

Il mondo dell'epoca gravitava intorno a due poli: quello bizan­tino, che orientalizzando la romanità aveva dato origine ad una civil­tà che avrà in Giustiniano la sua più illustre espressione e quello bar­barico che romanizzando il germanesimo, troverà il suo aspetto più compiuto in Carlo Magno.


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