NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

domenica 12 giugno 2022

Capitolo X: Il vecchio e la vita.

di Emilio del Bel Belluz

Nel pomeriggio andai a trovare un amico a cui dovevo chiedere il suo aiuto per riparare la barca. Quando arrivai alla sua casa mi accorsi che n
on c’era, era dovuto andare a Motta di Livenza. Vidi solo un vecchio che se ne stava seduto all’ombra di una grossa quercia. L’uomo, che doveva essere molto anziano, si era fatto costruire una grande panca dove stava seduto per delle mezze giornate a vedere quei pochi uomini che passavano per la strada.

Quando mi avvicinai a lui, non mi riconobbe, era da molti anni quasi cieco, e si spostava a fatica. Gastone era il suo nome, aveva una barba fluente, bianca, come la neve, avrebbe potuto fare il babbo natale, data la sua grande somiglianza.  L’uomo chiese il mio nome e, una volta sentito, mi fece cenno di sedermi sull’erba per conoscermi meglio. Sul piccolo tavolo vicino alla panca aveva una caraffa di vino rosso, che attirava molte mosche. Ricordò subito che conosceva i miei genitori, e disse che il buon Dio li aveva accolti.

Un attimo dopo recitò una poesia che non avevo mai sentito e che mi commosse: “Siediti ai bordi dell’aurora, /per te leverà il sole. /Siediti ai bordi della notte, /per te scintilleranno le stelle. /Siediti ai bordi del torrente, / per te canterà l’usignolo. / Siediti ai bordi del silenzio, /Dio ti parlerà/.” Il vecchio disse che questa poesia era diventata un perno nella sua vita e me l’aveva recitata perché aveva intuito che ne avevo bisogno.

L’uomo conosceva la mia storia, sapeva che vivevo vicino al fiume, e che la mia vita non era facile, come non era stata semplice la sua vita di contadino e di combattente. Senza che gli dicessi nulla, prese un bicchiere di vino e lo vuotò d’un fiato. Con la manica della camicia si asciugò la bocca, e iniziò a farmi delle domande.

Gli piaceva parlare con i giovani, in un certo modo si sentiva maestro, uno che aveva molte cose da trasmettere.  Dopo un po’ che si discorreva, gli chiesi quali fossero stati i momenti più difficili della sua vita e come li aveva superati. I suoi consigli mi sarebbero stati d’aiuto, perché talvolta, mi trovavo in serie difficoltà e avevo timore per il mio futuro che mi sembrava incerto.  Il fiume spesso era avaro con i pescatori.

L’uomo sorrise e mi disse subito che una regola che aveva sempre cercato di rispettare era quella che se non si fa del male nella vita non si deve temere nulla. Dio assiste sempre le persone, non le abbandona. Il vecchio mi versò del vino che bevetti con molta avidità, volevo far vedere che non lo disdegnavo. Il vino era molto buono, e mi mise allegrezza.

L’uomo disse che da bambino era talmente povero che, assieme ai suoi fratelli, andava a cercare il ferro che la guerra aveva lasciato nei campi di battaglia. Il ferro che raccoglieva veniva dato a un panettiere che ogni giorno passava con la sua bicicletta che trainava un carretto per portare il pane.  Il ferro veniva scambiato con del pane. Un giorno fu felice d’aver trovato un pezzo di ferro piuttosto pesante che lo ferì alla mano. Accadde quello che non avrebbe dovuto mai accadere, la ferita si infettò e venne portato con il carro e i buoi all’ospedale.

Per la strada la gente cercava di capire quello che gli era successo, ma non lo sapeva nessuno. Quando giunse all’ospedale di Motta di Livenza, aveva una febbre altissima, e il medico dopo averlo visto, diagnosticò che aveva contratto il tetano. Tutti i muscoli del corpo si irrigidirono. La situazione si era fatta molto grave, sentiva sua madre che preoccupata ne parlava con il dottore. La stanza dove mi portarono era grande con alcuni letti dove vi stavano dei vecchi morenti. Aveva solo undici anni e sentiva che la vita se ne stava andando. Si sentiva sempre peggio e soffriva tremendamente.

 

Il medico disse a sua madre che per lui non c’erano speranze e riferì all’infermiere di chiedergli se sentiva quando veniva toccato.

 Se avesse risposto che non sentiva nulla per lui sarebbe stata la fine. Pertanto, quando l’infermiere gli pose la domanda, gli rispose che stava sentendo. Mia madre si mise a gridare, e furono costretti a chiuderla in una stanza a chiave perché le sue urla si sentivano fino in piazza. Mia madre era sicura che fossi già morto, e piangeva. A nulla valsero i tentativi d’una infermiera e di una suora a calmarla. Sua madre piangeva disperata. Accadde poi che quell’infermiere, sollecitato dalla sua risposta, si mise a massaggiarlo energicamente per una buona mezz’ora. Continuava a provare dolore, ma nello stesso tempo, iniziava a sentirsi più vivo, e meglio.

A mia madre distesa a terra che pregava e cercava l’aiuto della Madonna, le diedero la notizia che era salvo. Mia madre non ci credette, pensava che volessero consolarla.  Quando mi vide, svenne dall’emozione, e dopo alcuni giorni tornavo a casa su quello stesso carro con cui ero arrivato. Mia madre portò alcuni ceri alla Madonna. Da quel giorno sulla povera casa dove abitavano fu collocata una Madonna, per ringraziarla del miracolo avvenuto e mentre parlava il vecchio me la indicò. Il suo racconto mi aveva commosso e mi aveva fatto capire che bisognava sempre confidare nell’aiuto del buon Dio. Si era fatta sera, il sole cocente se ne era andato. Finalmente ritornò l’amico al quale volevo chiedere il favore. Mi fu proposto di fermarmi a cena da loro, che accettai di buon grado.

Ma prima di metterci a tavola mi volle raccontare della seconda prova a cui lo aveva sottoposto la vita. Un giorno con dei suoi amici stava andando alla sagra del paese, quando da un ponticello di legno scivolò nel fiume. Sommerso dall’acqua gelida si mise a gridare che lo salvassero, la corrente lo stava portando via, e aveva perso i sensi quando uno dei due amici lo portò in salvo. La temperatura di quell’inverno era molto rigida e assieme al suo amico bagnati fradici chiesero aiuto, bussando a una casa, dove videro che c’era un lume acceso.  

Vennero soccorsi da una donna e da suo marito, e fu una vera fortuna. La moglie, dopo averli asciugati, volle darli del brodo caldo che si rivelò miracoloso. Il vecchio cercò di alzarsi, ma le sue gambe erano piuttosto malferme, e mi chiese aiuto. Entrammo in cucina a mangiare un boccone, e il vecchio era felice d’avermi raccontato queste due storie che mi fecero capire come la vita ti potesse riservare dei momenti veramente tragici. Prima di partire mi abbracciò, dicendomi:”

La vera forza della vita passa attraverso il coraggio e la speranza che non devono morire mai. Una luce nelle avversità deve poter illuminarti il cuore e quella luce era il buon Dio, che non lasciava mai sole le persone “. Prima di andarmene mi misi d’accordo con l’amico per il lavoro che avremmo fatto l’indomani. Mentre mi allontanavo, osservai la piccola Madonna illuminata da una fioca luce.  Prima di giungere a casa osservai le stelle, avevo annotato in un foglietto la poesia raccontatami del vecchio e la lessi al fiume.

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