NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

domenica 10 febbraio 2019

La terra d'Istria sulla tomba del Re Umberto II

di Emilio Del Bel Belluz   
In questi giorni si parla di foibe, del giorno della memoria, dei crimini commessi dai partigiani di Tito. Non posso che essere vicino a tutte quelle persone che dovettero patire un duplice dolore: il primo quello d’aver lasciato la loro terra scacciati come fossero dei delinquenti, il secondo, più drammatico, quello delle esecuzioni da parte dei partigiani di Tito che infoibarono migliaia di innocenti, compresi donne e bambini. 
L’altro dramma che questa gente dignitosa subì, fu quello delle manifestazioni d’odio nei loro confronti. 
Il disprezzo dei comunisti italiani si riversò nei vari punti, dove i treni arrivavano, negando quella mano che si deve tendere a chi sta nel bisogno e non ha colpe. 
Una delle tante accuse per cui questa gente era stata mandata via dal comunista Tito era perché veniva considerata fascista. Gli istriani e i dalmati subirono molto, ma la cosa peggiore fu che il loro dramma cadde nell’oblio. Anche oggi, nonostante sia stato istituito il giorno del ricordo, non se ne parla a sufficienza, anzi la parola dell’ampi e della sinistra italiana è quella di negare e di minimizzare.

Le ferite delle foibe pesano ancora, perché l’odio verso gli esuli non si è sopito. Ho visto in questi anni dei monumenti dedicati agli infoibati, imbrattati dalla falce e martello e deturpati. Nella vita è amaro riconoscere gli errori, ma le foibe furono solo degli orrori terribili. 
Nel 1983, partecipai ai funerali di Re Umberto II e vidi una donna che portò dall’Italia un mucchietto di terra istriana, che conteneva i suoi drammi. Sarebbe stato commovente che quel pezzetto di terra, fosse stato sepolto assieme a quella terra italiana che Re Umberto II portò in esilio, stringendola tra le sue mani durante il viaggio e dono alla sua partenza di un’ umile contadina. 
Ai molti istriani infoibati non fu concessa neppure una tomba, su cui i loro parenti potessero onorarli. Il cielo degli italiani d’Istria è sempre lo stesso, perché sotto quel cielo sono nati e hanno vissuto, come il ricordo dei loro cari non morirà mai nei loro cuori. 
Nella mia vita ho conosciuto una coppia di coniugi istriana fuggita dalla guerra. Erano persone diverse, i loro occhi trasmettevano la tristezza per la lontananza dalla loro terra. L’uomo, un distinto signore era un pittore, lo vedevo con il camice bianco e il cappello che dipingeva la sua terra, la casa dove aveva vissuto, il cielo che aveva visto. Era un modo per allentare la nostalgia che lo opprimeva. 
Un giorno mi donò un suo quadro che rappresentava la sua casa circondata dagli alberi che aveva piantato. Volle che lo tenessi in suo ricordo, e quel giorno i suoi occhi si riempirono di malinconia. Gli promisi che l’avrei sempre conservato. Ogni volta che lo ammiro, penso che fino all’ultimo giorno non avesse dimenticato la sua amata Istria.

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