Dopo la prima
approvazione da parte
del Senato della
sua soppressione (suicidio assistito), e sostituzione con
un mostriciattolo rachitico
che ne conserva
unicamente il nome, da
parte di Berlusconi
abbiamo avuto dichiarazioni
di orgoglio per
il risultato ottenuto
“perché senza di noi
(Forza Italia) non c’ è
maggioranza“ per le riforme. Effettivamente l’affermazione è
formalmente esatta, ma nel
caso specifico del
Senato, a Berlusconi è
sfuggito il fatto
che questa attuale maggioranza è
dovuta proprio all’esistenza
di un Senato
elettivo, per di più
con una legge
elettorale diversa da
quella della Camera
dei Deputati, il che
ha portato nelle
elezioni del 2013
ad una Camera
con maggioranza blindata
del partito democratico
e ad un
Senato dove lo
schieramento di centrodestra
diventava determinante. Da questo
dato numerico è
venuto per necessità
mal digerita dal
partito democratico, prima il
governo Letta, con ministri
del Popolo della
Libertà, e poi
l’attuale governo Renzi
con ministri del
Nuovo Centro Destra, costola del
Popolo della Libertà, affossato dal
Berlusconi a favore
della resurrezione del
vecchio nome originale
di Forza Italia.
Per un politico
avveduto, il che non
è il caso
di Berlusconi e
dei suoi consiglieri, questa riforma, dà, al giorno
d’oggi, la possibilità alla
sinistra, che già lo
detiene, di perpetuare a
tutti i livelli
il suo potere, cominciando dalla
presidenza della repubblica, in quanto, proprio in
questo caso il
collegio elettorale che
dovrà esprimere il
successore di Napolitano, con 630
deputati e 100
senatori, è chiaramente sbilanciato
a favore dei
deputati, non essendo stato
ridotto il numero
degli stessi, come giustamente
proposto da diversi
parlamentari di varia
estrazione, ma bocciato dalla
famosa maggioranza di
cui si gloria
il Berlusconi, il quale, evidentemente, pensa di
essere lui ad
avere la maggioranza
del voto popolare
in occasione di
nuove elezioni.
Su quale base
di previsioni e
di sondaggi non
sappiamo, visti anche i
risultati delle recenti
elezioni Europee, perché solo
riportando a votare
i milioni di
elettori del centrodestra, che si
sono astenuti, potrebbe verificarsi
il ribaltamento degli
attuali dati, ma le
modifiche costituzionali raggiunte
sono di gradimento
di questo elettorato? In quel
fondo di onesto
conservatorismo, che di massima
alberga nell’elettore di
centrodestra, la pratica abolizione
di un Senato
eletto , chiamato un tempo
“Camera Alta”, anche teorica
riserva di saggezza
sia per la
diversa età del
suo elettorato che
degli eletti, la abolizione
delle Province, entità storicamente
più sentita e
giustificata, e non delle
Regioni, a molte delle
quali risalgono i
documentati dissesti finanziari
e morali che
conosciamo, e che confermano
il motivato dissenso
che nei confronti
di questo nuovo
istituto avevano, a suo
tempo, gli elettori
liberali, monarchici e missini, possono essere
motivi validi per riportarli alle
urne ed a
votare uno schieramento di centrodestra, sia pure
riunificato e non
diviso polemicamente come
oggi ?
Questi sono i
problemi concreti che
non ci sembra
siano stati valutati, insieme con
quello della elezione
diretta del Capo
dello Stato, tema che
ritorna periodicamente ad
essere riproposto da
parte di esponenti
di Forza Italia, se
non si ha
in mente un
possibile candidato “candidabile “ che abbia
possibilità di riuscita.
DOMENICO GIGLIO
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