di Riccardo Ruggeri
A Torino, al fondo della via Po, a poche decine di metri dal civico 9 di piazza Vittorio dove c'era la nostra portineria, dominava il palazzo dell'antiquario Pietro Accorsi. Mio papà ne parlava con grande rispetto per come si era opposto a Benito Mussolini. Nel '35 aveva comprato, avendo come sponsor addirittura il Principe di Piemonte Umberto di Savoia, la grande collezione Trivulzio-Belgioioso, in quel di Milano, con l'idea di portarla a Torino. Irato, Mussolini non lo permise, ma Accorsi, grande mercante, ottenne, in cambio della rescissione del contratto, il “Ritratto d'uomo” (1476) di Antonello da Messina, che ora è a Palazzo Madama (l'affare della vita per Torino). Luigi Einaudi gli affiderà il riordino dell'arredamento del Palazzo del Quirinale: ne uscirà un capolavoro.
La sua immensa collezione personale di raffinatissimi arredi del '700 italiano ed europeo, e il palazzo al civico 55 di via Po che la contiene sono parte della Fondazione Accorsi-Ometto. Una Fondazione che ha, per me, lo stesso fascino di quella di Yves Saint Laurent-Bergé, pur così diverse, per la capacità che hanno entrambe di trasferirti sensazioni e sensibilità di un'altra epoca, di uomini colti e sensibili rivolti all'arte. Solo in questo luogo poteva tenersi una mostra (“I cugini del Re”, fino al 29 giugno) dei celebri Collari dell'Annunziata, la più antica e alta onorificenza di Casa Savoia, che equiparava l'insignito al rango di cugino del Re. All'inizio, non potevano essere più di 22, e nobili da almeno 5 generazioni, poi le regole divennero più lasche.
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