Recensione dell'Ingegnere Domenico Giglio
"Perché un personaggio
di tale statura, che tanto ha influito sugli eventi che hanno contraddistinto
uno dei periodi più importanti, significativi e complessi della storia
d'Italia,ha trovato così poco riscontro presso gli storici tanto da essere
quasi dimenticato?" Questa è la domanda sulla quarta di copertina dei
libro del generale Mauro Ferranti intitolato "Eugenio di Savoia - Carignano -
Un artefice dei Risorgimento ltaliano", stampato dalla «Umberto Soletti
Editore"a marzo 2013 ed uscito in questi giorni.
La domanda ha una facile
risposta: in una Italia che dopo il 1946 ha cercato in tutti i modi di
cancellare qualsiasi memoria della Monarchia Unitaria, che ignora Carlo
Alberto, che ha dimenticato Vittorio Emanuele II, protagonista del Risorgimento
eliminando in molte città il suo nome dalle strade, e solo con il 150° del
Regno d'Italia pudicamente definito dell'Unità d'Italia, ha avuto un risveglio
di interesse nei suoi confronti ed un riconoscimento ufficiale con l'omaggio da
parte dell'attuale Capo dello Stato, alla tomba del gran Re al Pantheon, cosa
poteva interessare la figura di questo Principe cadetto di un ramo che non era
erede della Corona e che non aveva partecipato fisicamente alle nostre guerre
d'indipendenza, proprio perché delegato ad esercitare il potere regio, mentre
Carlo Alberto nel 1848-1849 e Vittorio Emanuele II nel 1859-1860 erano al
fronte quale loro Luogotenente Generale, ruolo ritenuto erroneamente di scarso
rilievo ed importanza.
A questa mancanza
d'interesse per non definirla con il suo vero nome di voluta
"ignoranza", ha posto un punto fermo il Ferranti con un testo documentassimo
e completo, ricco di note e con le biografie di tutte le personalità citate,
che partendo dalla origine di questo ramo cadetto Savoia Carignano Villafranca
dei ramo Savoia - Carignano, ne traccia la storia dal 1752 al 1816, data di
nascita di Eugenio Emanuele, di cui segue passo per passo la sua vita che ha
una svolta decisiva quando con l'estinzione alla morte di Carlo Felice nel
1831, del ramo primogenito di Casa Savoia che aveva ininterrottamente regnato
per ottocento anni, sale al trono Carlo Alberto di Savoia Carignano. A questo
punto infatti, non avendo Carlo Alberto fratelli ed essendo bambini i figli
Vittorio Emanuele (n. 1820 ) e Ferdinando (n.1822), questo giovane Eugenio già
di 15 anni rappresenta un rafforzamento della nuova dinastia e saggiamente il
Re ne curò l'educazione, raccogliendone i frutti nel 1848 dandogli il
prestigioso ma non facile incarico di Suo Luogotenente, che il Principe
Eugenio, ormai trentaduenne seppe assolvere con saggezza e dignità,doti che lo
accompagnarono in tutta la sua per l'epoca, lunga vita, venendo a mancare nel
1888 a settantadue anni.
Prima di questa esperienza
politica e statuale il giovane Principe militare come nella tradizione storica
dei Savoia aveva però scelto la vita marinara nella Regia Marina Sarda che
grazie all'opera dei Des Geneys, si stava consolidando ed affermando nel
Mediterraneo contro i pirati barbareschi ed anche nell'Atlantico con importanti
crociere per tutelare gli interessi materiali e morali degli emigrati dei Regno
Sardo ed in una di queste crociere Eugenio di Savoia si trattenne qualche tempo
in Brasile, accolto con tutti gli onori dall'imperatore Don Pedro II, della
casa di Braganza, ed ammirato dalla figlia, principessa Januaria, erede del
trono, tanto che si erano imbastiti progetti matrimoniali tra le due Case
Reali, tramontati per un insieme di fattori ampiamente descritti nel testo
ricco, come già detto, di documenti originali, pubblicati nel loro testo
integrale, molti dei quali provenienti da legati testamentari dei Re Umberto II.
La carriera militare del
Principe raggiunge il suo culmine il 16 luglio 1844 quando assume il comando
della Marina Sarda, dopo altri importanti traguardi quale il 28 aprile 1834 il
suo riconoscimento di Principe del Sangue, e la concessione nel 1836 del
Collare della Santissima Annunziata. Tornando alla prima Luogotenenza del Re
Carlo Alberto, spetta ad Eugenio di inaugurare l'8 maggio 1848 il nuovo
Parlamento Subalpino, pronunciando il primo "Discorso della Corona", in
nome di Carlo Alberto, che esule ad Oporto, un anno dopo, il 30 giugno 1849,
riceve la visita di Eugenio, inviato dal nuovo Re e da tutta la famiglia e
successivamente è sempre Eugenio a riportarne in Patria le spoglie mortali
sulla Regia Nave "Monzambano" sbarcando a Genova il 4 ottobre 1849.
Comincia così il decennio
1849 - 1859 dove il Principe Eugenio continua ad assolvere numerosi incarichi
di rappresentanza, conferitigli da Vittorio Emanuele specie dopo il 1855,
quando con la prematura scomparsa del fratello dei Re, il Duca di Genova, Ferclinando,
rimane l'unico principe maggiorenne di Casa Savoia. Oltre a questi incarichi il
Principe Eugenio continua a seguire le vicende politiche del Regno, intrattenendo
una frequente corrispondenza con il conte di Cavour, che, a sua volta, è sempre
sollecito e deferente nelle sue risposte. Si giunge così al 1859 ed alla
seconda guerra d'indipendenza e Vittorio Emanuele II nomina il suo "Caro
Fratello", Luogotenente Generale, prima di assumere il comando supremo
dell'esercito e partire per il fronte. A questa Luogotenenza, dopo l'armistizio
di Villafranca seguono incarichi sempre più delicati, quando liberatisi i
popoli dei Ducati, dell'Emilia Romagna e della Toscana che vorrebbero subito
unirsi al Regno di Sardegna, bisogna prendere tempo questa unione, evitando il
rientro dei sovrani spodestati con le baionette straniere o la creazione di
quel Regno dell'Italia Centrale che sarebbe stato per evitare reazioni
austro-francesi e provvedere gradualmente al gradimento napoleonico. Così si
giunge alla Luogotenenza del Re in Toscana con Decreto dei 23 marzo 1860, dopo
il plebiscito per l'adesione al Regno di Vittorio Emanuele, i cui risultati
positivi (366.571 voti per l'unione, 14.925 per un regno separato e 4649, nulli)
erano stati portati a Torino dal Barone Bettino Ricasoli, accolto solennemente
dal Re, con vicini Cavour ed il Principe di Carignano. Le vicende si fanno
sempre più complesse: Garibaldi sbarca in Sicilia e poi nel continente
dirigendosi verso Napoli. Vittorio Emanuele deve prendere il comando delle
truppe che liberate Umbria e Marche dal governo pontificio si apprestano ad
entrare nel territorio delle Due Sicilie per cui nomina nuovamente Suo
Luogotenente il Principe Eugenio che lascia Firenze il 2 ottobre 1860 per
tornare a Torino. Vicende ed eventi anche successivi che il Ferranti inserisce
in una vera e propria storia del Risorgimento e dell'Unità rendendo il libro di
estremo interesse storico a prescindere dalla figura dei Principe Eugenio.
Il 26 ottobre avviene
l'incontro di Teano tra il Re e Garibaldi che lo saluta "Re d'Italia"
ed il 7 novembre Vittorio Emanuele entra a Napoli e si trattiene nelle
provincie meridionali fino alla fine del 1860 e conscio del problema di non
lasciare Napoli, già capitale di regno senza una adeguata rappresentanza nomina
il 3 gennaio 1861 il Principe Eugenio Luogotente Generale delle Province
Meridionali, con ampi poteri, ed Eugenio si affretta a raggiungere Napoli, accompagnato
da Costantino Nigra abile diplomatico, che tanta parte positiva aveva avuto
nelle vicende del Risorgimento sempre a stretto contatto con Cavour di cui era
uno dei migliori collaboratori. L’incarico questa volta è ancora più difficile
e delicato dei precedenti, durante i quali Eugenio aveva dovuto egualmente
prendersi numerosi e notevoli responsabilità, ma l'esperienza maturata e le
doti di carattere, di cui abbiamo già detto, fanno superare anche momenti
difficili quale il rapporto tra Luogotenente e Cialdini che comandava le truppe
che assediavano Gaeta. La Luogotenenza termina alla fine di maggio ed Eugenio
ritorna a Torino dove rimarrà fino al 1866 quando in occasione della terza
guerra d'indipendenza deve recarsi nella nuova capitale Firenze, essendo stato
nominato da Vittorio Emanuele suo Luogotenente, partendo il Re con l'esercito,
insieme con i due figli Umberto ed Amedeo, ormai maggiorenni, che entrambi sì
comportarono valorosamente, Umberto nel famoso quadrato di Villafranca, ed
Amedeo addirittura ferito, sia pure lievemente. Gli anni dal 1861 al 1866 non
furono privi di eventi importanti e significativi dalla prima esposizione
italiana d'arte e macchine per l'agricoltura tenuta a Firenze e di cui il
Principe era stato promotore e presidente onorario, al viaggio ufficiale nel
1862 a Parigi e Londra, avendo incontri con Napoleone III, con la regina
Vittoria e con importanti membri dei Governo inglese ed alla Presidenza della
"Commissione permanente per la difesa generale dello Stato" e del
"Consorzio Nazionale per l'estinzione del Debito Pubblico" alla cui
raccolta di fondi contribuì personalmente con un milione Vittorio Emanuele, a
dimostrazione della fiducia riposta dal Re nel suo cugino e testimonianza dei
clima di affetto che regnava nella famiglia reale. Infatti ad Eugenio era stato
anche affidato il compito di protutore dei figli dei Duca di Genova Margherita
e Tommaso, compito assolto con il consueto zelo particolarmente nei confronti
del giovane Tommaso che seguirà la vocazione marinara dello Zio, compiendo
tutta la sua carriera militare nei ranghi della Regia Marina .
In questo periodo il 25
novembre 1863 il Principe Eugenio a 47 anni si sposa con una ragazza della
piccola borghesia Felicita Crosio, molto più giovane. Matrimonio senza dubbio
felice e ricco di figli ma che rimane morganatico in quanto Vittorio Emanuele
secondo le precise regole di Casa Savoia, è molto rigido nelle questioni
matrimoniali dei Principi Reali, per cui non dà il suo assenso, malgrado
l'affetto per il cugino ma fortunatamente, i rapporti rimangono più che buoni e
proprio nello stesso periodo essendo nato un figlio alla Regina dei Portogallo,
Maria Pia di Savoia, il Re incarica Eugenio di recarsi a Lisbona con la flotta
per congratularsi con la figlia, e di questa missione fa pure parte Amedeo, Duca
d'Aosta fratello della Regina. Altra missione dopo la Luogotenenza dei 1866, è
l'invio dei Principe Eugenio a Napoli per alcuni mesi nel 1867 per far sentire
nuovamente ai napoletani la sollecitudine della nuova dinastia nei loro
confronti, sollecitudine che ebbe poi il suo culmine con la residenza a Napoli
dei Principe Ereditario Umberto con Margherita nel 1869 e la nascita, l'11
novembre dello stesso anno, del loro figlio,al quale fu messo il nome di
Vittorio Emanuele in onore del Nonno, ed il titolo di "Principe di Napoli”
.
Torino dopo il sofferto
trasferimento della Capitale a Firenze e successivamente a Roma, con il Re e la
corte trova nella presenza dei principe Eugenio, ritornato a risiedervi, un
motivo di soddisfazione ed Eugenio, anche per motivi di salute riduce le sue
assenze se non per motivi gravi come la morte di Vittorio Emanuele II, ed il
suo imponente funerale, che Edmondo De Amicis ricordò così nel libro
"Cuore": "... Il feretro di Vittorio Emanuele II portato dai
corazzieri passò, e allora ottanta veli neri caddero, cento medaglie urtarono
contro la cassa e quello strepito sonoro e confuso, che rimescolò il sangue di
tutti, fu come il suono di mille voci umane che dicessero tutte insieme: Addio
buon Re, prode Re leale Re! Tu vivrai nel cuore del tuo popolo finché
risplenderà il sole sopra l'Italia".
Anche per Eugenio si
avvicinava la fine ma la sua vecchiaia era allietata dai numerosi figli e dal
rispetto affettuoso dei nuovi giovani Sovrani per il vecchio Zio, il “barba” nomignolo
affettuoso che in Piemonte si dà normalmente allo zio, che si ricorda di loro
in ogni occasione e ricorrenza da vero "pater familiae", ed Umberto I
con le R.R. Lettere Patenti del 14 settembre 1888 convalida il matrimonio
morganatico del Principe e conferisce alla moglie ed ai figli il titolo di
"Conti di Villafranca Soissons” recandosi con tutta la famiglia reale a
dargli la notizia nel Castello di Stupinigi "...dove Eugenio villeggia con
la famiglia...". E Ferranti a proposito dei titolo comitale concesso
scrive U... che il nome Soissons porta con sé ricordi tra i felici e dignitosi
nella storia di Casa Savoia e che, averlo dato alla famiglia dei Principe di
Carignano, è da considerare come un alto riconoscimento della statura di
Eugenio come uomo politico e della sua grandezza come principe e come
uomo", parole che sono il miglior suggello della vita di questo Principe
che sarebbe mancato di lì a poco il 15 dicembre dello stesso anno ed i cui
solenni funerali furono indetti per il successivo 18 dicembre nel Tempio della
Gran Madre di Dio, a spese della Real Casa, che nobilmente volle assumersi
questo onere, esentandone il Governo che pure aveva deliberato essere i
funerali a spese dello Stato.
Domenico Giglio
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