Sforza con De Gasperi Dio li fa e poi... |
Sforza col baratto del
Montenegro suscita violenti tumulti alla Camera che lo convince di incapacità.
Nemmeno la politica di Sforza non accontenta nessuno. Questa
tattica di cedere sempre davanti allo straniero pur di rimanere al potere ha
finito di suscitare la rivolta. Mussolini in un articolo intitolato «Miseria»
dopo aver esaminata l'opera dello Sforza che dice essere stata tutto un
fallimento perché basata politicamente sulla illusione che egli si fa
dell'amicizia jugoslava e perché non vede che Praga e Belgrado ignorando
Bulgaria, Ungheria e Romania così conclude «Abbiamo in Italia un ministro degli
esteri confesso di reticenza e di menzogna. Non ha detto verbo sull'Albania,
non ha nemmeno ricordato il Montenegro. Il che significa che la politica
italiana ha consegnato il Montenegro alla Jugoslavia; ha quindi scritto poco
wilsonianamente, una pagina di grande vergogna ». La Voce repubblicana dice che
Sforza - subodorando la tempesta che si addensa contro di lui si preparerebbe
il posto di ambasciatore a Parigi il che vorrebbe dire «l'Italia senza
programmi, senza idee, senza volontà; egli è soltanto preoccupato di scegliersi
una buona residenza». Ed aggiunge: « Lo Sforza ha mostrato ancora una volta
incertezza e spirito di gretto empirismo in materia politica internazionale».
L'ostilità contro il ministero Giolitti da parte dei nazionalisti e dei
fascisti si sarebbe di molto attenuata se non fosse stato a causa della
politica di Siorza. Nazionalisti e fascisti, attutirono l'opposizione o meglio
la violenza verbale che avevano assunto durante il ministero Nitti perché la
politica interna di Giolitti era meno aspra contro di loro di quella nittiana.
Giolitti ritiene che la situazione politica del paese sia
mutata e pensa di indire le elezioni onde ottenere una Camera che sia veramente
l'espressione della anima nazionale, anche perché con la presente compagine
parlamentare non gli è possibile avere una maggioranza sicura. Bisogna ridurre
la schiera socialista e la schiera popolare sempre pronte al ricatto e
costituire a loro spese una più larga, più potente, più sicura ed omogenea
maggioranza che permetta al Governo di vivere e lavorare con calma e fruttifera
intensità. Egli non ha capito che i due tarli del ministero sono Croce e
Sforza: non vuole disfarsene, anzi si protesta solidale con loro. In un
commento della Voce repubblicana, sempre densa di parole grosse ed ingiuriose
contro Casa Savoia, ecco uno squarcio di sincerità mal nascosta: «Se Giolitti
non può governare se ne vada, ma si tenti non uno ma dieci esperimenti per
vedere di creare un governo che possa crearsi una maggioranza attraverso
l'accordo dei vari partiti» e poi, fallito il tentativo, «potrebbe il sovrano,
servendosi delle sue prerogative intervenire o sciogliere l'assemblea. Questo è
lo spirito della Costituzione vigente in Italia ed il rispetto a questo spirito
fu uno dei più fini accorgimenti politici del re attuale. Ma gli amici della
Monarchia oggi in Italia sono molto più imbelli di quanto il re non sia e
parlano a vanvera di prerogative che non hanno mai capito».
Del resto la situazione nel paese è veramente cambiata e la
Camera non rappresenta più la Nazione. Le ultime elezioni erano uscite
dall'atmosfera di rancore contro la guerra, creata dai socialisti ed alimentata
dal linguaggio dei repubblicani il cui odio si riversa sulla Monarchia
colpevole di essersi rafforzata con la Vittoria: ed intralciano la pace pur di
colpire la istituzione, la loro condotta è allo stesso livello di quella dei
comunisti dei socialisti e degli anarchici e della sinistra popolare,
responsabili tutti ugualmente di avere provocata la reazione fascista. E'
questa reazione che rivela al Governo di Giolitti il cambiamento dello stato
d'animo nazionale confermato poi dallo svolgimento stesso della campagna
elettorale. I cortei elettorali fascisti sono ovunque acclamati mentre l'anno
prima non potevano uscire dalle loro sedi. Alla Fiat di Torino, dove la produzione
è quasi nulla a causa della tirannia delle commissioni interne e per una
intollerabile indisciplina, gli operai incominciano a ribellarsi espellendo i
più facinorosi. Sempre a Torino in seguito all'assassinio del mutilato Oddone i
fascisti incendiano la camera del lavoro come rappresaglia. I socialisti
proclamano lo sciopero generale con l’occupazione di alcune fabbriche, ma il
movimento fallisce in pieno e gli operai riprendono il lavoro. Per il 1° maggio
nelle città ricompare il tricolore che era stato bandito e scompaiono le
bandiere rosse con falce e martello. Lo sciopero dei ferrovieri non è completo,
gli operai incominciano a pensare con la propria testa. In seguito all'uccisione
di un fascista sul treno di Pisa, questo viene invaso dalla popolazione e
trovatovi l'on Modigliani viene bastonato e sputacchiato da quelli che furono i
suoi seguaci ed elettori. In ogni città le guardie regie devono intervenire
continuamente per sottrarre i deputati all'ira della folla che impedisce loro
la propaganda elettorale.
Fino alle elezioni amministrative dell'anno precedente i
fasci avevano ben poca importanza, ma ora vanno assumendo un aspetto di partito
agguerrito che tende alla dominazione della politica italiana. «Da sei mesi e
più - scrive il Corriere della Sera abbiamo in Italia un'ombra di guerra
civile, con le fazioni che si scontrano armate, si tendono agguati, si odiano a
morte, e a morte nel senso più tragicamente esatto della parola». L'estremismo
intollerante del fascismo patriottardo. C'è il settarismo patriottico come c'è
il settarismo russofilo bolscevico. Alla illusione catastrofica del marxismo si
sostituirà quella della conquista del mondo. Il fascismo è una continuità
storica percossa da echi romani, spiega Gioacchino Volpe sul Popolo d'Italia in
un articolo tutto pervaso di idealismo e spirito storicistico crociano (1).
Riviste e giornali dedicano pagine e colonne per definire il fascismo come
qualcosa di mistico e di altamente ideale; lo si paragona al Partito d'Azione
Nazionale del nostro Risorgimento e lo si riallaccia al romanticismo nazionale
del secolo scorso. «Con le elezioni del maggio 1921 si chiude il cielo storico
del Risorgimento, dai moti del ventuno alla consultazione popolare di Trento e
Trieste, Zara e Fiume ».
(1) Il movimento crociano, iniziato dopo Caporetto, ebbe
tutto un carattere nazionalista - reazionario ed antidemocratico, rivolto cioè
a creare una éIite della classe dominante a spese e a danno della intera
collettività.
La filosofia di Croce deriva dal criticismo di Kant e dal
neo-idealismo di Hegel, due giganti del pensiero platoniano. Nella sua enorme
produzione egli rivela una imponente cultura letteraria e filosofica, talvolta
prolisso, non sempre sereno nella critica e, come vedremo, fazioso in politica.
Filosofo, non ha costruito nessun sistema.