di Domenico Giglio
Sergio Boschiero in secondo piano dietro il Re, nel 1978 |
Nel 1957 vi fu un
avvicendamento nel Movimento Giovanile del
Partito Nazionale Monarchico (in Parlamento con 40 deputati e
16 Senatori eletti nel 1953): Renato Ambrosi de Magistris,
rieletto Segretario Nazionale nel Congresso Nazionale
di Napoli, nel 1954, per motivi di lavoro
e di età, lasciava spontaneamente la carica
ed indicava al Segretario del partito,
l’on. Covelli, come successore il ventiquattrenne Domenico
Giglio che, nel Congresso del 1954, si era
battuto nelle file della opposizione, risultando
eletto nel Consiglio nazionale del
Movimento Giovanile, ma che si era dimostrato
un valido collaboratore, al di là della
precedente divisione, quale Ispettore Regionale
Giovanile della Toscana.
Accettato l’incarico di
Commissario Nazionale, mi misi immediatamente all’opera
per ridare slancio ai giovani monarchici
iscritti regolarmente, che erano dell’ordine di
40.000, ed in questa azione ritenni
opportuna e necessaria una conoscenza
diretta dei responsabili locali, quanto più ampia
possibile, recandomi a visitare le federazioni
provinciali del PNM. Per tale opera, non
avendo che un misero fondo spese per
tutte le attività, compresi i contributi alle
iniziative locali, di Lit. 100.000 mensili, escluso
il costo dell’impiegato, pagato direttamente dal
partito, risparmiare nelle spese di viaggio
era importantissimo, per cui scrissi ai
deputati e ai senatori del PNM - ancora numerosi
malgrado la scissione del Comandante Lauro del 1954 dalla quale era
nato il PMP - se potevano fare omaggio di un
biglietto ferroviario gratuito. Ricordo che
aderirono in diversi fra cui Bardanzellu, Basile, Cantalupo,
Caroleo, Delcroix, Daniele, Degli Occhi, Matarazzo, per cui
potei programmare un giro d’Italia
piuttosto completo.
Venne così anche il
turno del Veneto: scrissi della mia visita
al dirigente del Movimento Giovanile di
Vicenza, da me nominato poco tempo prima, che
si chiamava Sergio Boschiero. Arrivato a Vicenza,
nella sede della federazione del Partito, facevo
così la conoscenza di questo giovanissimo
dirigente, di appena ventuno anni, che
immediatamente mi sottopose il programma
per la prevista visita di due giorni.
Questo fatto mi colpì
subito favorevolmente, perché in altre visite
ero stato io a spronare il locale
responsabile, ed aderii ben volentieri a
quanto propostomi. Il programma prevedeva infatti
una riunione di tutti gli iscritti a
Breganze, che scoprii essere il paese
natale di Boschiero, con consegna delle
tessere da me firmate ai numerosi nuovi
iscritti, un mio discorsetto di circostanza, dopo
la presentazione fatta appunto da
Boschiero, che servì a dare alla riunione
un carattere di concreta propaganda ed
a creare una atmosfera di entusiasmo
tra i giovani. La sera successiva si tenne
un dibattito in una sala con un
universitario repubblicano ed inoltre la
presentazione fattami di esponenti monarchici locali,
tra i quali ricordo, con particolare simpatia, il Conte
Almerico da Schio, della famiglia famosa
per la costruzione di dirigibili.
Il nostro primo incontro fu
quindi di particolare importanza perché
vidi in Sergio Boschiero delle doti
organizzative e propagandistiche non comuni. Nei mesi
seguenti la corrispondenza fu abbastanza
frequente con l'adesione di Boschiero alle iniziative,
specie storiche, proposte dal Centro, con le
circolari ciclostilate.
Vennero le elezioni del
1958 e, nel 1959, lasciai anch’io il mio
incarico ma non si interruppero i rapporti
epistolari che divennero intensi in occasione della
riunificazione dei due partiti monarchici, nel
1959, nel Partito Democratico Italiano. Il PDI riprendeva la
sigla del partito di Enzo Selvaggi e
Roberto Lucifero, ante referendum, nella quale mancava
l'esplicito riferimento monarchico, il che era
impensabile ed ingiustificabile per Sergio
Boschiero.
Iniziò così una fitta
corrispondenza per convincere Boschiero a
rimanere nel partito ed unirsi a
tanti altri giovani che, costituito un
gruppo denominato “Rinnovamento Monarchico”,
intendevano portare avanti la richiesta del
ripristino del nome monarchico, come poi
avvenne nel 1961, in occasione del Congresso
Nazionale del PDI, ottenendo l’aggiunta “di
unità monarchica” e divenendo così il PDIUM.
Boschiero non sentì
ragione, ed allora gli proposi di entrare
in quella organizzazione che, dal 1944, si
batteva per la Monarchia, l’Unione Monarchica
Italiana. In essa, cominciando dal Fronte Monarchico
Giovanile, Sergio compì dal 1960 tutta la sua
successiva vita politica fino alla sua scomparsa il 3 giugno
scorso.
Il ricordo di Sergio
Boschiero potrebbe terminare qui, ma rimarrebbe
un vuoto da colmare e spiegare,
cioè il salto da Breganze a Roma.
Il Fronte Monarchico
Giovanile dell’ UMI non viveva in quegli
anni un periodo molto felice dal
punto di vista organizzativo e, sia pure diretto
da un giovane di grande cultura, il prof.
Ernesto Frattini, che sarebbe mancato prematuramente, non
prendeva iniziative all’esterno, per cui il
Ministro della Real Casa, Falcone Lucifero,
che seguiva con particolare attenzione la
vita dell’UMI, era abbastanza preoccupato ritenendo
giustamente che un movimento politico, senza un
ricambio generazionale, era destinato
all’esaurimento, e quindi cercava dei giovani
che rilanciassero l’ideale monarchico.
Ritenni perciò doveroso, in
una delle mie visite al Ministro
della Real Casa, accennare alla persona di
Boschiero, proprio per i motivi che mi
avevano colpito nel primo incontro, sottolineando
anche le altre caratteristiche e la sua
convinzione monarchica sabauda che aveva le
caratteristiche di una vera “fede”.
Falcone Lucifero, sempre
attento ascoltatore, non lasciò cadere
il suggerimento e così iniziò l’operazione
di ringiovanimento del FMG che, con la V
Assemblea nazionale tenutasi a Roma nei giorni
8-9-10 dicembre 1961, doveva portare ad un
totale rinnovamento dei quadri direttivi, con
la elezione di Massimo Gamba, di
Bolzano, a Presidente e di Sergio Boschiero
a Segretario Nazionale.
Rimaneva il problema del
trasferimento a Roma di Sergio Boschiero,
che nella vita professionale era dipendente, a
Vicenza, della Banca Cattolica del Veneto, per
cui fu possibile a Falcone Lucifero
e a Carlo d’ Amelio un suo inserimento
nel Banco di Santo Spirito, alla Direzione
Generale, sulla via Cristoforo Colombo da dove,
appena terminata la sua attività giornaliera, si
precipitava in Via Rasella 155, per dedicarsi
fino a tarda sera al Fronte ed
al’UMI che, da allora, costituirono la
sua vera vita e, purtroppo scomparso nel
1972 il PDIUM, ne fecero per anni il
principale riferimento dei monarchici italiani.
Domenico Giglio
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