NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

martedì 2 settembre 2014

PAPA FRANCESCO ED I NUOVI POSSIBILI PICCOLI STATI : EUROPA INGOVERNABILE

di Domenico  Giglio

Spesso  “repetita  juvant”  per  cui  ritorniamo  a  parlare  di  separatismi, secessionismi  e  simili  che  sembrano  la  principale  preoccupazione  di  alcuni  movimenti  politici  in  Spagna, Gran  Bretagna, Belgio ed  Italia  e  questo  in  un’ Europa  in  fase  di  recessione  economica  e  di  sempre  più  scarso  peso  a  livello  mondiale  ed  è  con  soddisfazione  aver  letto, qualche  tempo  fa  una  pacata, ma  netta  dichiarazione  di  Papa  Francesco, di  disapprovazione  delle  tendenze  separatiste  esistenti  in  vari  stati  dell’ Europa.
C’ è  infatti  chi, per  giustificare  l’attuale  richiesta  di  separazione  o  indipendenza  si  richiama, per  la  Catalogna,  alla  guerra  di  successione  spagnola  del  1714, chi  all’atto  di  unione  della  Scozia  del  1707, chi  ai  nostri  plebisciti  del  1860, per  non  parlare  di  chi  contesta  la  liquidazione  della  Repubblica   di Venezia  nel  1797  e   del  Sacro  Romano  Impero  nel  1806  per  mancanza  del  “numero  legale”  dei  deliberanti, problemi  tutti  anche  interessanti, se  non  affascinanti  dal  punto  di  vista  storico, ma  non  politico  e  totalmente  fuori  dall’attuale  realtà. Che  sia  amaro  doverlo  riconoscere, ma  il  primato  dell’Europa, pur  partendo dall’Atlantico  per  finire  agli  Urali, è  nella  fase  discendente,anche  se  non  mancherebbero  intelligenze, capacità  e  mezzi  per  poter  fermare  tale  declino,anticipato  peraltro  un  secolo  or  sono  da  Spengler, declino  oltretutto  demografico  perché  sommando  tutti  i  27  stati  dell’U.E.( 501.100.000  abitanti )  e  gli  altri  fuori   dell’Unione ,compresa  Ucraina  e Russia, ( totale  abitanti  Europa  811.543.167 )  non  si  raggiunge  che  un  quinto  degli  abitanti  dell’Asia ( 4.055.957.043 )  e  meno  della  metà  degli  abitanti  della  Cina  e  dell’India, per  non  parlare  dell’incredibile  incremento  di  alcuni  paesi  dell’Africa, che  supera  ormai  complessivamente  il  miliardo  di  abitanti, quale  ad  esempio  la  Nigeria  con  152.217.000  abitanti  e  l’ Etiopia  con  88.013.000.

Sentire  perciò  un  uomo  anziano,che  per  l’anzianità  si  dovrebbe  ritenere  saggio, come  Pujol  parlare  di  una  Catalogna  indipendente, con  i  suoi  sette milioni  e  mezzo  di  abitanti, anche  se  magari  unita  al  resto  della  Spagna, da  un  unico  Sovrano, a  conferma  del  valore  rappresentativo  e   coagulante  dell’Istituto  monarchico, come  in  fondo  era  stata  l’unione  dinastica  dell’  Austria – Ungheria, lascia  oggi  molto  perplessi  perché  pare  dimenticare  tutto  quello  che  avviene  nel  mondo  e  le  trasformazioni  continue  nei  più  vari  settori. Ignorare  che  nel  terzo  mondo  la  prevalenza  è  dei  giovani, privi  di  un  qualsiasi  retroterra  storico  e  culturale, per  cui  l’Europa  non  incute  loro  né  timore  né  rispetto  e  pensare  che   queste  ondate  migratorie   possano  essere  meglio  gestite  da  staterelli  regionali  e  non  da  stati  nazionali  coordinati  in  una  unione  europea,già  adesso  zoppicante  essendo  costituita  da  27  stati, se  gli  stessi  diventassero  oltre  trenta, è  solo  segno  di  voluta  e  mancata  conoscenza   dei  problemi  mondiali  e  ciò  malgrado  che  oggi,grazie  alla  tecnologia  ed  alle  comunicazioni, frutto  della  civilizzazione  di  stampo  occidentale, il  cittadino  europeo  medio  dovrebbe  avere  invece  un  livello  di  informazioni, come  mai  avvenuto  prima, e  come  non  avevano  forse  nemmeno  gli  uomini  di  stato  e  le  classi  dirigenti  di  un  secolo  fa,vedi  il  “sonnambulismo”  del  luglio  1914, per  cui  suscita  un  sentimento  di  profonda  tristezza, se  non  di  commiserazione  vedere, come  qualche  tempo  fa  in  Catalogna,  proprio  dei  giovani  ballare  e  saltare  auspicando  la  separazione  dal  resto  della  Spagna, quasi  fosse  la  caduta  del  muro  di  Berlino  o  la  fine  di  qualche  dittatura, e  recentemente  in  Spagna, dopo  l’abdicazione  del  Re  Juan  Carlos, richiedere  la  repubblica, dopo  e  malgrado  le  tristi  esperienze  repubblicane  della  sua  storia.


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