Il Governo dei “
Sottosegretari di Stato”
Se
questo era il
difficile panorama politico Badoglio, d’ accordo con
il Re, si muoveva
egualmente per ridare
una struttura al
suo governo, che privo
dei ministri, che non
si erano potuti
trasferire a Brindisi, aveva potuto contare
solo sui ministri
militari e per
i problemi interni
sul Prefetto Innocenti, richiamato dalla
sua sede di
Taranto e per gli
affari esteri sul
diplomatico Prunas, fatto rientrare
da Lisbona, rivelatisi entrambi
energici, fattivi e competenti. Nasceva così , il
16 novembre il
governo detto “dei
Sottosegretari” in quanto,
nominalmente si ritenevano
ancora in carica
i Ministri del
Governo del 25
luglio, dopo che il Re,
nei giorni precedenti
si era recato
a Napoli e
ad Avellino, dove aveva
passato in rassegna
i militari italiani
del “Primo Raggruppamento
Motorizzato”, fatto oggetto anche
qui da manifestazioni di
entusiasmo e di
affetto della popolazione, e l’11 novembre, suo giorno
genetliaco, i palazzi di
Bari erano apparsi
imbandierati, confermando la divaricazione
tra l’ effettivo sentimento
della popolazione, che ebbe
la sua conferma
due anni dopo, nel
referendum istituzionale dove
il Sud dette
una schiacciante maggioranza
alla Monarchia, e la
presunta rappresentanza popolare
dei sei partiti
riuniti nel Comitato
di Liberazione.
I
sei partiti erano
il Partito Liberale, la Democrazia
Cristiana, la Democrazia del Lavoro, il Partito
Socialista, il Partito Comunista
ed il Partito
d’ Azione, il quale ultimo
riuniva numerosi intellettuali
antifascisti, anche nobili,
come un Caracciolo, (progenitore dei “radical
chic”) che si autoqualificavano come
coscienza critica rivoluzionaria, ed era
il più accanito
contro il Re, la Monarchia e
Badoglio, anche se poi
nella verifica elettorale
della elezione della
Costituente nel 1946, avrebbe
dimostrato la sua
misera base elettorale, partito però
in quel periodo
tra i più
attivi ed il cui
spirito
giacobino, l’ azionismo, trasmigrò
successivamente nei partiti
socialista e repubblicano, spirito che
oggi possiamo ancora
ritrovare in persone
come Rodotà e
Flores d’ Arcais.
Con
il governo dei
“sottosegretari” veniva a
sentirsi maggiormente la
necessità di uffici
adeguati, sia pure disseminati
nelle località più
disparate della Puglia. Quanto ai nomi, oltre ai
militari e ad
alcuni tecnici, vi erano
anche diversi uomini
politici, al di fuori
dell’ Esarchia, termine con il
quale venivano chiamati
i sei partiti
del CLN, quali gli
ex deputati Vito
Reale, agli Interni,
Raffaele De Caro, ai
Lavori Pubblici, con a
capo della sua
segreteria, un giovane professore
ed ufficiale di aviazione, Alfredo Covelli, Giovanni Cuomo
alla Pubblica Istruzione
ed un noto
economista, il prof. Epicarmo Corbino, all’ Industria e
Commercio, ed un industriale , di origini
ebraiche, l’ing. Mario Fano,
alle Poste e
Telegrafi. Si rafforzava anche
la struttura di
Radio Bari, con alcuni
giornalisti e scrittori
noti come Alba
De Cespedes, Diego Calcagno, che
nel dopoguerra collaborò
con “Il Tempo” , di Renato Angiolillo, firmandosi don
Diego, Antonietta Drago, il conte
Boccabianca, che usavano tutti
dei soprannomi o
dei nomi fittizi, per
non creare problemi
ai loro parenti
e familiari, rimasti a Roma
o in altre
località occupate dai
tedeschi, ed un giovane
Ludovico Greco, che
ritroveremo poi nel
Partito Nazionale Monarchico, di cui
fu pure senatore, e
dalla Radio veniva
lanciata una nuova
trasmissione serale, alle 23, chiamata
“ Italia combatte “, che dava
notizie quotidiane sulle
operazioni militari. Veniva anche
strutturato un Ufficio
Stampa, con a capo
un giornalista ed
uomo politico spregiudicato
e pieno di
iniziative, Filippo Naldi.
Così ristrutturati
alcuni servizi ed il Governo, riprendevano i
Consigli dei Ministri, dopo aver
conferito ai Sottosegretari la
potestà di partecipare, in prima persona, al Consiglio
ed effettuate altre
modifiche formali, ma indispensabili, per consentire
il funzionamento degli
uffici ministeriali e
la validità degli
atti. Nella prima riunione
di carattere programmatico, del 24
novembre, venivano definiti i
punti relativi alla “defascistizzazione“ dello
Stato, dopo i
già importantissimi Decreti
che erano stati
emanati tra il
25 luglio e l’
8 settembre, per
cui via via
seguivano i decreti
di soppressione della
Milizia (6 dicembre), la
riammissione in servizio
degli impiegati licenziati
per motivi politici (6
gennaio 1944), l’
importantissima abrogazione di
tutta la legislazione
razziale, con la conseguente
reintegrazione degli ebrei
in tutti i
diritti civili, politici e
patrimoniali (20 gennaio 1944) e
la istituzione di
una Commissione per l’
Epurazione (23 gennaio 1944), alla quale
fu preposto dopo
alcuni giorni, come Alto
Commissario , l’ ex deputato Tito Zaniboni,
socialista , che fu messo
“all’ indice“ dal suo
partito per aver accettato
di collaborare con il
governo del Re!
Tutta questa
attività legislativa e la presenza
di personalità notoriamente
antifasciste, non soddisfacevano i
partiti dell’ esarchia, vedi il
caso Zaniboni, i quali
proseguivano la loro
virulenta campagna per l’
abdicazione , se non addirittura
per il “suicidio“ ( sic ) del Re , con
una inaudita violenza
verbale ed una
sguaiataggine tale che
lo stesso Capo
dell’ Ufficio Stampa Interalleato, colonnello Munro, ritenne opportuno
intervenire, inviando una circolare
ai direttori dei
giornali, dove si diceva: “…non
saranno più permesse
le incitazioni all’ odio
di classe, gli epiteti
volgari, le accuse anonime, le
insinuazioni, i malevoli sottintesi, le denigrazioni personali, le
accuse in malafede, le
minacce... Non sarà consentita
alcuna critica lesiva
dell’ onore e della
buona fede dei
militari italiani di
qualsiasi grado, che combattono
e cooperano con
le forze alleate. Circolare che
non era un
attacco alla libertà
di stampa, provenendo da
un uomo rappresentante di
un paese dove
la libertà di
stampa era sacra, ma
uno schiaffo a
questi giornalisti italiani, dispiace doverli
così nominare , che non
avevano rispetto per
la dignità e
libertà altrui, costume perpretatosi
negli anni successivi
particolarmente ad opera
della stampa social comunista, essendosi dissolta
poco dopo il
1946 la stampa
azionista, che fino ad
allora era stata
la prima nella violenza
degli attacchi .
Nel
frattempo anche nelle
Forze Amate, erano
intervenuti due importanti
cambiamenti ai vertici, con
l’uscita di scena
dei generali Ambrosio
e Roatta, e
l’insediamento del Maresciallo
Messe, fatto rientrare
appositamente dalla prigionia,
come Capo di
Stato Maggiore Generale, e
del generale Berardi, quale Capo
di Stato Maggiore
dell’ Esercito, esercito che,
con il
Primo Raggruppamento Motorizzato
aveva avuto il suo battesimo
del fuoco, a fianco degli
angloamericani, con l’ attacco
l’ 8 dicembre, alla posizioni
tedesche di Monte
Lungo.
Di
fronte all’ atteggiamento fazioso
e non collaborativo, in un
momento così delicato
per le future
sorti dell’Italia, degli uomini
politici del CLN, vi
era stata invece
la ferma presa
di posizione dell’ Episcopato Pugliese, il
25 novembre, che invitava
alla concordia ed
alla accettazione di
posti di responsabilità “più
per sentimento del
dovere che di ambizione ( personale )”.
E
sempre negli ultimi
due mesi del
1943, il Principe Umberto, che
fin dal suo
primo incontro con
Mac Millan e Murphy, aveva
suscitato l’ apprezzamento degli
stessi per “tatto
e dignità“, intensificava la
sua attività, visitando i
Comandi Alleati, e le
nostre truppe vicino
al fronte, per cui
in uno di questi
spostamenti, recandosi il 20
novembre con la
sua automobile ad
Aversa, e trovandosi confuso
con una autocolonna americana, fatta segno
ad un mitragliamento di
velivoli germanici,
trasportava sulla sua
auto, al più vicino posto
di Pronto Soccorso, quattro militari
americani gravemente feriti. Veniva pochi
giorni dopo il
7 dicembre il
volo sulle linee
tedesche a Monte
Lungo, il 9 la
visita ai militari
feriti, nell’Ospedale da Campo
244 , ed il
23 una nuova
visita al nostro
Raggruppamento, il 24 la
consegna di pacchi
natalizi ai feriti
ricoverati nell’Ospedale Militare
di Maddaloni ed il
successivo giorno di
Natale, consegna di altri
pacchi agli operai
dell’ Italia Centrale e
Settentrionale, rimasti
bloccati al Sud, lontani
dalle loro famiglie
di cui non
avevano notizie.
Nel mentre
le forze politiche
antifasciste ed anche
in gran parte
antimonarchiche, preparavano
la loro maggiore
manifestazione unitaria, cioè
il Congresso che
si sarebbe tenuto
a Bari il 28 e
29 gennaio 1944, il Governo
Badoglio otteneva il
27 gennaio il
ritorno sotto la
sua giurisdizione di
tutte le province
dell’ Itala Meridionale ed Insulare,
esclusa ancora Napoli, per cui si
poneva il problema
del trasferimento della
“capitale”, da Brindisi
ad una località
più centrale, per cui
la scelta cadde
su Salerno, dove, l‘11 febbraio
all’arrivo del Maresciallo
Badoglio, “si raccolse una
grande folla davanti
al Municipio e
Badoglio, lungamente applaudito si
affacciò al balcone
del Palazzo di
Città e tenne
un breve discorso “. Per
questa importante e
significativa retrocessione da
parte angloamericana, all’
amministrazione italiana, di una
così notevole parte
del territorio nazionale, ormai libero,
vi fu uno scambio
di cortesi messaggi
tra i generali
Maitland Wilson, comandante in
capo delle forze
alleate del Mediterraneo, succeduto in
tale incarico ad
Eisenhover, chiamato a preparare
e dirigere lo
sbarco in Normandia, avvenuto nel giugno
successivo, ed Alexander da una parte e
dall’altra il Governo
Italiano, e lo stesso
Badoglio, che, con un suo
proclama affermava: “…. A nessuno
sfuggirà l’importanza e
la portata dell’ avvenimento. E’ questa
la prima tappa
verso la rinnovata
unità della Patria… In
nome della libertà
che c’ è cara, ma
non della licenza… E’
questo dopo molte
dolorose e tormentose
giornate, un primo giorno
fausto… Perchè sarà il
primo della rinascita
che può venire
solo dallo sforzo
risoluto e concorde…”
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