Il nostro caro Amico Andrea Zerbola ci invia il seguente articolo. Non siamo esattamente d'accordo con ogni sillaba da Lui scritta ma ci piace che ci sia ogni tanto qualche sasso nello stagno che rompa il conformismo di pensiero ed avvii un dibattito tra persone pensanti al termine del quale le posizioni di ciascuno sono maggiormente arricchite.
Il 14 luglio (1789)
unitamente al 21 gennaio e al 16 ottobre (1793) sono date che hanno, in un certo
senso, posto in essere l’inizio della fine della Cristianità. La presa della
Bastiglia, con i suoi ideali liberali, e il martirio delle LL.MM. il Re e la
Regina di Francia hanno fatto sì che la società in tutti gli Stati iniziasse il
suo oblio. Fino ad arrivare al 1918 in cui gli ultimi rappresentanti della
legittimità vengono spazzati via dai giochi di potere.
Prima della rivoluzione,
nella Francia Cristiana, gli uomini vivevano nella legge di Dio, la legge
naturale, o meglio ancora la legge del Cristo. La loro fratellanza non era
delineata da maestri pensatori, né fondata sulla dignità e i diritti dell’uomo
da uno stato totalitario, bensì nasceva spontaneamente dalla loro filiazione
divina e dalla sua doppia legge:
- dall’amore di Dio, Padre di tutti;
- e dall’amore verso il prossimo, Fratello di
tutti.
Ne risultava così un certo
ordine sociale e certi regimi tradizionali, in cui pace e giustizia non erano un
ideale collettivo proclamato astrattamente e realizzato da una coercizione
statale, ma gli effetti felici dei virtuosi sforzi di ognuno nell’osservanza
della legge divina, sostenuti dalla predicazione e dai sacramenti della
Chiesa.
Pensare che questo era lo
stato delle cose solamente 300 anni fa, quando Luigi XIV sedeva ancora sul trono
di Francia, fa rabbrividire quanto sia stato rapido il degrado
societario.
Questa è la prova di come i
moti liberali, nati dalla rivoluzione francese, abbiano solo creato dei danni
alla nostra società. Danni a cui bisogna cercare di porre rimedio al più presto
al fine del ritorno dell’unica e vera legge. La legge Divina!
Per fare ciò bisogna
iniziare a ridimensionare l’eco di molte dichiarazioni, che hanno il solo scopo
di nascondere le vere ragioni, continuando ad ingannare le persone con false
ideologie contrarie all’ordine naturale.
Riavvicinando la gente alla
legge di Cristo.
Di questo pare essersene dimenticato Giovanni Paolo
II quando elogiava tali moti, minimizzandoli e facendoli sembrare il corso
giusto dell’umanità. Contravvenendo e rinnegando più volte il Verbo di cui era
Pastore. Forse
dimenticò che quei massacri non furono fatti da cristiani fedeli, bensì da francesi
indiavolati che uccidevano, tagliavano teste con la ghigliottina, esiliavano e
commettevano ogni sorta di delitto. In occasione della beatificazione dei
Martiri di Avrilé ebbe a
dichiarare che «questo movimento storico era stato ispirato da sentimenti
religiosi (libertà, uguaglianza, fraternità) e da un desiderio di riforme
necessarie».
Ordinò addirittura si tenesse un seminario alla
Pontificia Università Lateranense dal titolo ‘La Rivoluzione Francese: come
reagì la Roma del 1789, e come si giudica, oggi, quell’avvenimento a Roma due
secoli dopo’.
Affermazioni
che non lasciano dubbi e che emergono da un complesso di “fatti” e
“parole” che costituiscono la tessitura della sua vita papale, in tutti i
campi; dogmatici, morali, liturgici, pastorali...
I fatti di questi ultimi 224
anni rendono sempre più attuale la profezia di Pio XII: “Verrà un giorno in cui
il mondo civilizzato rinnegherà il suo Dio”.
Andrea Zerbola
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