NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

mercoledì 26 ottobre 2011

Il discorso di Re Michele I al parlamento rumeno

Signore e signori parlamentari,
sono trascorsi più di 60 anni dall'ultima volta che mi sono rivolto alla nazione rumena dalla tribuna del Parlamento. Ho così  voluto accogliere l'invito  dei legittimi rappresentanti del popolo.
Il nostro primo dovere è ora di ricordare coloro che sono morti per la nostra indipendenza e per la libertà, immolandosi nelle guerre e negli eventi del dicembre 1989 che portarono alla fine della
dittatura comunista. Non possiamo avere un futuro senza rispettare il nostro passato.
Gli ultimi venti anni hanno portato la democrazia e la libertà, dando il via ad un periodo di prosperità in cui il nostro popolo ha avuto l’opportunità di relazionarsi con il mondo, di realizzare  dei sogni e
di  cercare  il rafforzamento della vita familiare  a beneficio delle generazioni future. La Romania si è  molto  evoluta nel corso degli ultimi due decenni.
Lo spirito profondamente europeo della Romania di oggi si fonda sull'esistenza del Parlamento. Il nostro cammino verso l’UE è ormai irreversibile  e non sarebbe stato possibile se non grazie al rispetto
della libertà e della democrazia; così ha agito il Parlamento rumeno dal 1989, con il supporto dell’azione della Nato.
Ma la politica è un'arma a doppio taglio.  La  Democrazia  garantisce il rispetto delle libertà se attuata
seguendo le leggi e nel rispetto delle Istituzioni. Ma la politica può danneggiare i cittadini se attuata con
un’etica malvagia e piegando al proprio interesse le logiche di potere con disprezzo delle istituzioni statali.
Molte realtà della società rumena, competenti e gestite con oculatezza,  sono riuscite  ad andare avanti
nonostante la crisi economica: le piccole e medie imprese,  i  giovani e  gli  insegnanti provenienti da
università e scuole, le realtà agricole.
Il nostro popolo ha espresso eccellenze nel mondo dell’arte, in quello militare,  in quello della diplomazia  e  dei  funzionari pubblici,  nonostante la grande crisi delle comuni risorse economiche.  Ognuno è riuscito a non venir meno al proprio dovere nei confronti delle  Istituzioni e del Paese - cito come esempio l'Accademia rumena e la Banca nazionale - non curanti della crisi attuale dei valori nella quale stiamo incorrendo.
Mi dolgo del fatto che dopo due decenni  dal ritorno alla democrazia vi siano  persone anziane e malati  che debbano vivere ancora le situazioni di indigenza.
La Romania ha bisogno di infrastrutture. Autostrade, porti e aeroporti moderni sono parte della nostra forza in quanto Stato indipendente. L'agricoltura  rappresenta il nostro passato, ma anche il nostro futuro. La scuola è e sarà una pietra miliare della società.
La Regina ed io, insieme con la nostra Famiglia, continueremo nell’impegno profuso da sempre: sosterremo gli interessi fondamentali della Romania, della continuità e delle tradizioni del nostro paese.
Non potevo rivolgermi alla Nazione senza parlare della Famiglia Reale e  della sua importanza nella vita del Paese.  La Corona Reale è sì un simbolo del passato, ma  soprattutto  una  viva  rappresentazione della indipendenza, della sovranità e della nostra unità. La Corona ancor oggi rappresenta lo Stato nella sua continuità storica, e la  nazione nel suo divenire.  Il peso  della  Romania  è  rafforzato dalla lealtà,  dal  coraggio,  dal  rispetto,  dalla serietà e dalla modestia. Signore e signori parlamentari,
le istituzioni democratiche non sono disciplinate esclusivamente dalla legge, ma anche dall’etica, dal senso
del dovere. Amor di Patria e competenza sono i criteri principali della vita pubblica: la fiducia nella
democrazia, lo scopo delle istituzioni e delle loro regole!
Il mondo di domani non può esistere senza  morale, senza fede e senza memoria.  Gli
interessi particolari, il cinismo,  e la  codardia non dovrebbero rientrare nella vita. La Romania
ha  perseguito gli ideali di grandi uomini della nostra storia,  esempio di  responsabilità e
generosità.
Nel 1989 la Romania  ha visto il levarsi di  voci autorevoli provenienti da tutto il mondo in
sostegno al nostro Paese. Molti giovani si sono sacrificati per sconfiggere la tirannia  ed hanno
ottenuto il nostro tornare ad essere la nazione.
E’ora, dopo vent'anni,  di dimostrare pubblicamente la rottura con il triste passato.
Demagogia, ipocrisia, egoismo,  affezione estrema al potere non  devono trovare posto  nelle Istituzioni
rumene del 2011. Ci riporterebbero nella situazione precedente al 1989.
Si deve  persistere in una gestione limpida del bene pubblico e per preparare il nostro futuro. Dobbiamo
continuare lo sforzo iniziato per riconquistare dignità e rispetto, uniti tra di noi e con i nostri vicini e fratelli.
Ho servito la nazione rumena  per una vita lunga e ricca di eventi, alcuni felici, altri drammatici.  Sono
passati 84 anni da quando sono diventato Re e posso dire senza esitazione nazione rumena che le cose più
importanti da  preservare per la libertà e la democrazia, sono l'identità e dignità.  I rappresentanti della
società rumena hanno quindi una grande responsabilità.
La democrazia  è una fonte di arricchimento. La Romania, come tutti i paesi europei, ha bisogno di
governanti rispettati e qualificati.
I Rumeni non dovranno mai dimenticare  le  nostre terre che sono state perse a seguito della divisione
dell'Europa secondo il giogo di potenze straniere. E' loro diritto di decidere se vivere nel nostro Paese o se
rimanere separati. Oggi l'Europa è un continente dove i popoli e i confini territoriali non cambiano a seguito
delle decisioni dei politici. Il mio impegno è stato e continua ad essere valido per tutti i rumeni. Essi sono
tutti parte della nostra nazione e questo rimarrà per sempre.
Solo noi abbiamo il potere di rendere il paese rispettoso, prospero e ammirato in tutto il mondo.
La Romania di oggi è un’eredità dei nostri avi ma, come Paese, abbiamo dei precisi doveri verso i nostri figli.
Che Dio vigili su di noi!
Bucarest, 25 Ottobre 2011
Michele I di Romania

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