NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

venerdì 28 ottobre 2011

GIOACCHINO VOLPE


(1876-1971)
di Gianluigi CHIASEROTTI

Cade quest’anno, e precisamente il giorno 1 ottobre, il quarantesimo anniversario della scomparsa di Gioacchino Volpe, uno storico innovatore del  Secolo XX, sicuramente, da ricordare nel CL Anniversario della proclamazione del Regno d’Italia.
Il Volpe nacque a Paganica, in provincia de L’Aquila, il 16 febbraio 1876; si trasferì con la famiglia prima ad Aquilea, e poi a Santarcangelo di Romagna.
Nel 1895 si iscrisse all’Università Normale di Pisa, laureandosi in Lettere. Gioacchino Volpe fu allievo dello storico Amedeo Crivellucci (1850-1914) e pubblicò sulla rivista “Studi storici” i suoi primi lavori dedicati alla Pisa Mediovale.
Il Volpe, dal 1906 al 1940 fu professore di Storia Moderna, prima (1906-1924) all’Accademia scientifica di Milano, eppoi (1924-1940) all’Università di Roma. Diresse la Scuola di Storia moderna e contemporanea (dal 1906 al 1943), ed anche (dal 1935) la “Rivista Storica Italiana”.
Di indirizzo politico nazional-liberale, fu interventista e, quale Ufficiale del Regio Esercito, prese parte alla I Guerra Mondiale, svolgendo attività di propaganda per i soldati della VIII Armata, ricevendo, tra l’altro, una Medaglia d’Argento al Valor Militare.
Quindi, da nazionalista e monarchico, si avvicinò al Fascismo entrando a far parte della Camera dei Deputati dal 1924 al 1929, poi si iscrisse nel 1925 al “Manifesto degli intellettuali fascisti”. Fu quindi un apprezzato membro della speciale commissione [presieduta da Giovanni Gentile (1875-1944), tra l’altro, suo compagno di studi alla Normale di Pisa] insediata dal regime fascista per lo studio delle riforme costituzionali.
Il nostro fu Accademico d’Italia dal marzo 1929, della quale fu anche segretario generale fino al 1934.
Fu uno dei fondatori dell’”Enciclopedia Italiana” (poi “Treccani”), di cui fu responsabile della sezione di storia mediovale e moderna.
Negli anni del regime fascista il nostro assolse il ruolo di importante organizzatore culturale, riuscendo, però, a conservare equilibrio e capacità di giudizio, non avendo mai a che fare con il fascismo corrotto, né con l’antisemitismo dei razzisti.
Gioacchino Volpe aiutò con il “passaporto ex allieviSabatino detto Nello Rosselli (1900-1937) ed alcuni suoi amici. Per questo suo atteggiamento, il grande intellettuale, fu osteggiato fortemente e quindi privato della cattedra all’Università, ma con alta dignità e fierezza riprese a lavorare ed a dedicarsi agli studi storici.
Diresse, quindi, fino al 1943 la scuola di storia moderna e contemporanea.
Nell’imminenza delle elezioni politiche del 18 aprile 1948, il nostro aderì al Partito Nazionale Monarchico. Dal 1963 fu il primo presidente ed animatore incomparabile della rinata “Associazione Nazionale Italia Irredenta”, fermo e tenace nel denunciare l’avvilente dettato di pace e di ingiustizie patite nei territori sottratti all’Italia prima e dopo l’infamia del trattato di Osimo. Scrisse, al riguardo, in occasione del suo 95° compleanno (1971) di sentirsi “esule morale in patria”.  
Come abbiamo visto, le prime ricerche storiche del Volpe riguardano l’età mediovale e, in particolare, la civiltà dei comuni, eppoi, dopo la I Guerra Mondiale, saturo di Medio Evo e di Età Comunale, si volse agli studi di storia moderna e contemporanea, con l’intento prevalente di cogliere ed illuminare lo sviluppo della nostra Nazione in Europa, con un “animus”, come abbiamo poc’anzi detto, nazionalista.
La produzione storiografica del Volpe puo’ comodamente essere inquadrata in quel fertile filone metodologico che Benedetto Croce (1866-1952), abbruzzese di nascita come il nostro, definì “scuola economico-giuridica”.
Il “realismo storiografico” emerse nelle ricerche sull'età medievale, da cui Volpe trasse spunti fondamentali per i suoi studi successivi sul Risorgimento italiano e l'Italia liberale, con aperture di metodo che sottolineavano gli aspetti creativi dell'esperienza umana.
Della produzione storiografica di Gioacchino Volpe ricordiamo, tra l’altro: “Medio Evo Italiano” (1923), “L’Italia in cammino” (1927), “Caporetto” (1928), “Vittorio Emanuele III” (dalla nascita alla Corona d’Albania, 1939) (ristampato, con l’introduzione di Domenico Fisichella, per la Marco Editore nel 2000), “Italia Moderna” (in tre volumi, 1949-1955).
A cura della casa editrice di Giovanni Volpe (1906-1984), figlio dell’insigne storico, particolare è l’antologia “Scritti su Casa Savoia” (1983), con presentazione di Emilio Bussi (1904-1997). Al riguardo è interessante “Il Millennio di una Dinastia” [estratto dal volume: “Un Secolo di Regno. L’Unità Nazionale”  (1959), ristampato con la prefazione di Francesco Perfetti, per la Luni Editrice nel 2000] e “Il Centenario del Regno d’Italia”  (1961), in cui, tra l’altro scrisse: “[…] La Monarchia, quella Monarchia rappresentata da quel Casato di antica origine, che nel ‘700 rimase l’unico Casato in certo senso “nazionale” della Penisola, cominciò ad operare, anche senza proporselo, per l’unità, sin da quando, nel ‘600 e ‘700, essa, per difendere il suo Stato o per guadagnare qualche provincia o città della Lombardia, ebbe a fronteggiare stranieri e soltanto stranieri, Spagna o Austria o Francia, richiamando su di sé l’attenzione, la simpatia e qualche speranza di Italiani di ogni paese, stanchi di tanta sarabanda di conquistatori e predoni, e diventando il punto di convergenza loro. […]”.
Il Re Umberto II (1904-1983) insignì  Gioacchino Volpe dell'Ordine Civile di Savoia il 15 settembre 1961, e lo creò conte il 16 febbraio 1967. In occasione del novantesimo compleanno (16 febbraio 1966), il Re, tramite il Ministro Falcone Lucifero (1898-1997), gli inviò il seguente telegramma: “Sovrano desidera Le giungano vive felicitazioni particolarmente affettuose ricorrenza Suo novantesimo genetliaco ricordando eminenti servigi resi da Vostra Eccellenza alla patria in una nobile vita di studio e di lavoro et formula fervidi voti perché Ella continui per lunghi anni ancora a servire et onorare l’Italia.”. 
Il nostro fu anche membro della Consulta dei Senatori del Regno dal 12 maggio 1960 e Presidente Onorario del Circolo di Cultura e di Educazione Politica Rex dal novembre 1968 fino alla morte, circolo dove fu un ricercato conferenziere su svariati argomenti.
Gioacchino Volpe fu, senza dubbio, uno storico di ampi interessi e di tempra notevolissima. Qualità codeste che fanno di lui uno dei maggiori rappresentanti della cultura italiana del secolo XX.

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