L'articolo
1 della legge 27 maggio 1949, n. 260, dispone: "Il giorno 2 giugno, data
di fondazione della Repubblica, è dichiarato festa nazionale". Si tratta
di uno smaccato falso storico.
di Paolo Armaroli
L'articolo
1 della legge 27 maggio 1949, n. 260, dispone: «Il giorno 2 giugno, data di
fondazione della Repubblica, è dichiarato festa nazionale». Si tratta di uno
smaccato falso storico volto a retrodatare la nascita della Repubblica. Il 2
giugno 1946 infatti vede ancora al Quirinale Umberto II, il re di maggio. In
quel giorno e in quello successivo gl'italiani e le italiane voteranno per i
556 componenti dell'Assemblea costituente e si pronunceranno sul referendum
istituzionale: Monarchia o Repubblica. Tutto qui.
Lo
spoglio delle schede fu un'operazione al cardiopalmo. Sembrava che la Monarchia
fosse avanti. Ma poi affluirono i voti del Nord e non ci fu più partita. Ci
furono irregolarità e qualche broglio. Ma le famose «macchinette» del ministro
dell'Interno, il socialista Romita, non potevano fare miracoli. Perché due
milioni di scarto non si prestavano a giochi di prestigio. Il 10 giugno, a
norma dell'articolo 17 del decreto legislativo luogotenenziale 23 aprile 1946
n. 219, alle 18 la Corte di cassazione, riunitasi nella sala della Lupa di
Montecitorio, «procede alla somma dei voti attribuiti alla Repubblica e di
quelli attribuiti alla Monarchia in tutti i collegi e fa la proclamazione dei
risultati del referendum'». Si riserva di emettere in altra adunanza il giudizio
definitivo sulle contestazioni, le proteste, i reclami e sui risultati delle
118 sezioni mancanti.
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