NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

lunedì 25 giugno 2018

UN PRIMATO ( NEGATIVO ) DELLE “DUE SICILIE”



Nel 1840 avviene nel Regno Unito, una grande rivoluzione postale. Il costo del servizio viene pagato in anticipo e così nasce il “francobollo”, il primo nel mondo e con l’effigie della Regina Vittoria. Nel giro di qualche anno, cominciando un cantone svizzero, Zurigo, nel 1843, seguito lo stesso anno dall’Impero del Brasile, i principale stati dell’ Europa e del Mondo si adeguano emettendo anche loro i primi francobolli. E in Italia ? Dobbiamo attendere un decennio ed il Lombardo-Veneto, sotto il governo austriaco, il primo giugno del 1850 emette una prima serie. A distanza di sei mesi, primo gennaio 1851 arriva il Regno di Sardegna con tre francobolli, aventi l’effigie del re Vittorio Emanuele II, su carta non filigranata. Seguono tutti gli altri stati, dal Granducato di Toscana, il primo aprile dello stesso anno, e nel 1852 il Ducato di Parma e quello di Modena e anche lo Stato Pontificio. Un solo Stato manca all’appello, il Regno delle Due Sicilie! Dobbiamo attendere 8 anni ed il primo gennaio del 1858, finalmente, per la sola parte peninsulare del Regno vengono emessi i primi francobolli, napoletani, tutti di colore rosso carminio, in quanto il pavido governo borbonico temeva che francobolli di diverso colore, come avevano fatto tutti gli altri stati preunitari, potessero prestarsi a combinazioni non gradite. La Sicilia doveva attendere un altro anno e nel 1859 veniva finalmente dotata di francobolli con l’effigie di Ferdinando II, bellissimi come disegno, opera di uno Juvarra, Tommaso Aloysio, effigie stranamente non usata per i precedenti francobolli napoletani, quasi a sfregio dei siciliani, il cui Parlamento, nella storica seduta del 1848 aveva per sempre dichiarato decaduta la dinastia borbonica. E per evitare appunto sfregi sul volto del Sovrano, veniva predisposto un tipo di annullo che doveva racchiudere l’effigie senza appunto deturparla. Purtroppo ed è un altro triste primato, i francobolli napoletani furono anche i più numerosi ad essere falsificati, per un fraudolento uso postale, tanto da far pensare che i falsari agissero con complicità di impiegati, circostanza evidenziata in tutti i cataloghi e quindi nota a tutti i filatelisti. Riepilogando perciò nelle Due Sicilie, si ebbe un ritardo di 8 e 9 anni, unito e dovuto logicamente anche alla pochezza del numero degli uffici postali esistenti, assolutamente minoritario rispetto a tutti gli altri già in funzione nel resto dell’ Italia. Gli uffici postali operanti nelle Due Sicilie erano solo 153 nella parte “al di qua del Faro” e 85 “Al di là del Faro”, quando lo Stato Pontificio, che pure non era all’avanguardia del progresso ne aveva 415, il Piemonte più la Liguria ne aveva 685,ed in Sardegna 180, il  che costrinse il nuovo governo del Regno d’Italia, subito dopo il 1861, ad impegnare notevoli somme per dotare quanti più possibile comuni meridionali di questo fondamentale servizio, creandone nel napoletano dal 1861 al 1863 altri 189, ed in Sicilia 105, insieme con strade e ferrovie, anche queste carenti nel reame borbonico, che costituivano il trinomio della civilizzazione e del progresso nel diciannovesimo secolo.

Domenico Giglio

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