Nel 1954 usciva questa rivista, diretta da Giovanni Semerano, che riportava una serie di articoli di una parte poco diffusa e soprattutto poco conosciuta dei monarchici.
E' bella ed è da sottolineare l'apertura mentale dei monarchici verso chi, in evidente minoranza nel Partito, si professava di sinistra e proponeva soluzioni di sinistra alla politica del partito.
Noi, che di sinistra non siamo, riportiamo con piacere l'intero contenuto della rivista convinti come siamo che nella democrazia retta a Monarchia il naturale punto di equilibrio costituito dal Re consenta di guardare all'avversario politico come ad una ricchezza di pensiero piuttosto che come ad un nemico, come invece accade puntualmente ad ogni legislatura repubblicana.
Buona lettura!
Rifare la
Nazione
Una novità di rilievo è intervenuta nella situazione
politica italiana, caratterizzata, al presente, da un certo immobilismo che
pone i diversi partiti su posizioni, talvolta polemiche, scontate o tali almeno
da non destare alcun particolare interesse come prova di un'evoluzione in atto
o in potenza della politica o delle idee. La novità viene dai monarchici, da
quella parte politica cioè che ha movimentato in tempi recenti le note di prima
pagina dei quotidiani e che, nonostante la scissione del PMP dal PNM, dà in
questi giorni una nuova prova di vitalità per merito della «Corrente di
Sinistra Sociale» che al Il Congresso Nazionale del PNM indica una strada da
battere che, seppure non può dirsi nuova, costituisce sempre un itinerario che
non si troverà nei progetti dei vari partiti politici, essendo stato fissato
secondo il punto di vista di rappresentanti del Paese che per la loro
particolare posizione sono in grado di osservare la vita della Nazione senza il
paraocchi della divisione classista, senza pregiudizi, in un quadro più vasto
nel quale il Paese appare unito nel comune denominatore dell'Idea monarchica.
Nella mozione, presentata dalla Corrente di Sinistra Sociale
al II Congresso Nazionale del Partito Nazionale Monarchico si dà mandato agli
organi responsabili del Partito di seguire «una linea sociale ed economica la quale
conduce all'attuazione di una politica sociale decisa e realistica - che senza
tergiversazioni né infingimenti, predisponga i mezzi ed i sistemi necessari per
effettuare una più equa ripartizione proporzionale del reddito secondo
funzioni, capacità e rendimento, attribuendo così a ciascun partecipante alla
Comunità nazionale, la quota attribuibile a seconda della sua funzione o
posizione sociale di proprietario, di tecnico, di professionista, di
lavoratore, di indigente, di invalido, di vecchio e così che tale quota sia per
ciascun nucleo familiare non mai inferiore al minimo vitale necessario».
La mozione prosegue affermando che l'azione deve tendere «alla
rapida effettuazione di quelle riforme di struttura - cosi costituzionali come
economiche dell'assetto sociale della Comunità nazionale italiana le quali
urgono non meno per debito di Giustizia che per assicurare quella
collaborazione di tutte le classi nell'interesse unitario della Nazione la cui
origine può soltanto riposare nella comune coscienza dell'attuato diritto di
ciascuno, nel rispetto del diritto altrui e delle funzioni e dei doveri propri
a ciascuno sotto l’egida della libertà assicurata per tutti e per ciascuno
dalla legge».
A questo punto i commentatori politici diranno che non si
tratta di una novità, che l'esigenza di riconoscere i diritti fondamentali del
popolo è un problema di vecchia data e che oggi tale esigenza, sotto lo slogan
«andare a sinistra » si ripresenta un po' da tutti i partiti e gli uomini politici.
Verissimo, ma occorre distinguere tra il formalismo che ha caratterizzato
l'atteggiamento di tali partiti, i quali si sono piuttosto preoccupati di fare
della demagogia, tanto che si è vista la Democrazia Cristiana
« far concorrenza » al comunismo sul terreno sociale per riuscire a combattere
e a vincere l'altro partito con le sue stesse armi, occorre distinguere,
dicevamo, tra il formalismo di questi partiti e la posizione assunta dalla
Corrente di Sinistra Sociale del Partito Nazionale Monarchico.
Si potrebbe dire che mentre per i primi il problema di «
andare a sinistra » è in sostanza un atteggiamento letterario, un modo come un
altro per mettersi in vista e soprattutto per non passare di moda, per la seconda
si tratta di un vero problema da, risolvere sul piano pratico, per il quale si
danno suggerimenti non viziati da concezioni classiste e si propone un’azione ragionata,
un'azione cioè che porti a quei risultati ai quali si mira, senza dare solo
l'impressione che i risultati siano stati raggiunti, mentre nella realtà essi
sono ancora di là da venire. Vogliamo riferirci alla cosiddetta «riforma
agraria» che ha scontentato un po' tutti - proprietari e lavoratori - perché fabbricata negli ambienti di Piazza del Gesù con il solo scopo di offrire un'alternativa alla propaganda comunista che chiedeva a gran voce per i
contadini il diritto alla proprietà terriera, così come è della « riforma burocratica»
che, come una qualsiasi «pratica » ha smarrito la via nei labirinti dei
ministeri, ma non viene attuata perché il Governo ha timore dell'impopolarità e
non solo non provvede a snellire la pubblica amministrazione ma crea nuovi
uffici e moltiplica il numero degli enti. Vogliamo riferirci a tutte le varie,
sbandierate « riforme » che sono state agitate per un momento come un vessillo
e sono poi dignitosamente sparite nell'immobilismo di tutti i giorni che
caratterizza una maggioranza che non ha la maggioranza e che è costretta a
sopravvivere sugli allori di un « quadripartito » che non si regge più nemmeno
con l'equilibrismo di Saragat o con la compiacenza dei liberali.
Non si tornerà qui sull'argomento, ormai ben conosciuto,
della necessità che ha la Democrazia
Cristiana di un «pericolo comunista» che ne giustifichi la
discutibile funzione politica che essa ha nel Paese; a parte considerazioni di
questo genere si deve osservare che l'azione dei partito di maggioranza negli
anni di governo non ha portato ad apprezzabili risultati, risultando il PCI
rafforzato dalla politica DC.
Quel che occorre sottolineare è la situazione reale del Paese
che vede diminuire di giorno in giorno il potere d'acquisto della lira, che si
sta avviando verso una crisi economico-finanziaria - dalla quale sarà ben
difficile riprendersi, che vede la ricchezza mal distribuita con una sperequazione
di così vaste dimensioni da assumere il carattere di un'ingiusta
discriminazione dei cittadini e una divisione tra coloro che hanno tutto e
coloro che hanno niente.
Riforma fiscale, politica creditizia, riforma previdenziale,
legislazione sindacale, riforme di struttura nell'industria, politica dell'agricoltura,
politica edilizia, immissione dei giovani nel lavoro, politica del commercio
con l'estero. Si può dire che non vi sia aspetto della vita del Paese che non
sia stato preso in considerazione dalla Corrente di Sinistra Sociale. Con ciò i
monarchici denunciano quello che si
sarebbe dovuto ,e si deve fare; quello stesso che il Governo democristiano non
è riuscito a fare in otto anni: formulare un piano che possa essere realizzato
per il bene della Nazione e non per quello di un partito o per soddisfare gli interessi
di una classe. L’esame della mozione che è pubblicata in altra parte della presente
rivista può dare un'idea ancor più chiara di quali siano gli intendimenti e i
fini che noi ci proponiamo. Si tratta di attuare una riforma fiscale che non
porti il nome di Vanoni e non sia perciò determinata dagli interessi di una
parte o suggerita da una categoria sociale alla quale il Partito di Vanoni è
legato; attuare una politica creditizia che non apra la strada all'inflazione
(come è nelle segrete intenzioni dei sovversivi che caldeggiano l'apertura di
crediti illimitati) e che nello stesso tempo non paralizzi il commercio, per
eccesso di prudenza; una riforma previdenziale che non risponda a fini demagogici
sì bene ai diritti sconosciuti o non riconosciuti di una vasta categoria che ha
lavorato ed ha diritto alla vita; una legislazione sindacale che non sia in funzione
«anticomunista» e finisca per togliere ai lavoratori quei mezzi di difesa che
essi debbono avere per poter esercitare i loro diritti; affrontare con serietà
il problema dei giovani, non respingere le nuove leve ai margini della società
per timore o per difendere altri interessi che sembrano minacciati dalla
partecipazione dei giovani alla vita nazionale. E una politica del commercio
con l'estero che non faccia discriminazioni tra Oriente e Occidente e una
politica dell'industria che non si lasci intimorire dagli industriali che
antepongono il bene privato a quello pubblico ma nello stesso tempo non risolva
con faciloneria i problemi sul tappeto con troppe e disordinate
nazionalizzazioni che aggraverebbero la situazione industriale. Si tratta
insomma di un programma nazionale e sociale che risponda agli interessi e alle
aspettative del Paese.
A risolvere il problema del comunismo afferma la mozione della
Corrente di Sinistra Sociale del P.N.M. - non tanto possono valere restrizioni delle
libertà democratiche e misure di polizia - che anzi lo esasperano - quanto può
e deve valere una direzione della Cosa Pubblica che sia sollecita e risolvere i
problemi economici e sociali pendenti ed a risolverli in spirito di solidarietà
e di giustizia sociale.
Il comunismo non si batte con la demagogia; non si elimina
con le leggi specialisti rende inutile con la realizzazione di quei postulati
di vita civile senza i quali un Paese è condannato a morte – che sia la rivoluzione
comunista o la crisi economica non conta.
I monarchici possono trovare nel programma della Sinistra
Sociale del PNM un punto di
incontro, un’occasione per ritrovarsi uniti, al di sopra degli interessi contingenti
e personali nella battaglia per la vita del Paese, considerata nel quadro più
vasto e completo della restaurazione monarchica
che rappresenta sempre la maggiore garanzia di difesa degli Italiani.
davvero interessante, io sono un monarchico progressista, guardo alle monarchie del Nord Europa che seppero (e sanno) convivere con la socialdemocrazia e con ardite visioni laiche del vivere civile
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