Il generale Władysław Anders |
di Stefano Zurlo
E’ un episodio inedito, o quasi, della nostra storia recente. E’ il giugno 1946, periodo tormentassimo con la monarchia di casa Savoia che prepara le valigie per l’esilio. Il 2 giugno gli italiani hanno scelto, al referendum, la repubblica.
Il 9 giugno, in un clima pesantissimo, la polizia apre il fuoco contro i simpatizzanti monarchici che si sono ritrovati a Napoli davanti alla sede del partito comunista: è una carneficina. Nove morti.
Molti consiglieri propongono a re Umberto di usare le maniere forti per ristabilire l’ordine e gridano al golpe, alla manipolazione dei dati referendari. E’ in questa situazione che si fa avanti anche il generale Anders, il mitico comandante delle truppe polacche che hanno combattuto con onore in Italia, hanno espugnato Montecassino aprendo agli Alleati la strada per Roma e hanno liberato Bologna. I polacchi – come racconta Luciano Garibaldi nel libro “Gli eroi di Montecassino “, Mondadori - hanno il sangue avvelenato con il Pci, forse perché hanno subito sulla loro pelle gli orrori dello stalinismo e dell’occupazione. Anders che è ancora in Italia con i soldati del Secondo corpo d’armata fa a Umberto II una proposta secca: ci penserà lui, con i suoi uomini, a togliere di mezzo i comunisti.
Re Umberto però non accetta: “Non una goccia di sangue per me e la mia Casa”. Il re parte per l’esilio in Portogallo. Anders e i suoi soldati, traditi da tutti, nell’autunno del ’46 partono per l’Inghilterra. L’Unità del 16 ottobre 46 scriverà che stanno preparando “una guerra contro l’Unione Sovietica”.
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