e la porpora, come il fantaccino
renduto in panni bigi,
sfanga nel fosso o va calzato d’uosacercando nella cruda alpe nevosa,
Dio vero, i tuoi prodigi.
Salva il Re che partisce il pane scuro
col combattente e non isdegna il duro
macigno alla sua sosta
né pe’ suoi brevi sonni strame o paglia
sospesi ai rossi orli della battaglia
che sotterra è nascosta.
Proteggi il Re del sollecito amore,
che in casta forza il tremante dolore
cangia con l’occhio fermo,
il Re che in fronte ha la ruvida ruga
e pur sì dolce esser può quando asciuga
la tempia dell’infermo.
Proteggi il Re della semplice vita
chinato verso ogni bella ferita
che è rosa del suo regno,
chinato verso il sorriso dei morti,
verso il sorriso immortale dei morti,
che è l’alba del suo regno.
19 decembre 1915.
Nessun commento:
Posta un commento