NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

giovedì 2 maggio 2019

Perché le monarchie sopravvivono?

Ne esistono ancora una quarantina e secondo l'Economist il segreto del loro successo può dipendere da due cose: avere poco potere o averne tantissimo


Per re e monarchi di altro genere, il Novecento è stato probabilmente il peggior secolo della storia. Almeno fino agli anni Ottanta, quasi ogni singolo decennio vide la scomparsa di più o meno una decina di antiche e storiche monarchie. Alla fine degli anni Dieci, ad esempio, non c’erano più re, imperatori o sultani in Portogallo, Germania, Austria-Ungheria e Turchia. Negli stessi anni scomparve anche la più grande e antica monarchia del mondo, quella cinese, mentre nel 1918 si estinse sanguinosamente la casa reale russa.
Nel secondo dopoguerra il fenomeno si fece ancora più concitato. Mezza dozzina di monarchie scomparve nell’Europa Centrale e Orientale, spazzata via dall’Armata Rossa e dai comunisti locali. I movimenti indipendentisti nel mondo in via di sviluppo ne fecero fuori diverse decine. Una delle ultime monarchie a cadere fu quella degli Scià in Iran, deposti dalla rivoluzione religiosa dell’Ayatollah Khomeini nel 1979. Da quel momento ad oggi, però, le monarchie scomparse si contano sulle dita di una mano. In Nepal ad esempio, la monarchia è stata abolita nel 2008 dopo una lunga e sanguinosa insurrezione comunista. In molti altri paesi il prestigio e la presa sul potere dei sovrani sembrano però non essere mai state così forti.

Nell’ultimo numero del settimanale Economistun articolo ha cercato di dare una risposta alla sorprendente capacità di resistenza dimostrata dalle monarchie sopravvissute fino ai tempi recenti.
Un buon punto di partenza è probabilmente dividere le attuali monarchie per tipologia (il che corrisponde anche a una divisione per area geografica). La prima categoria è quello delle monarchie costituzionali europee: Svezia, Norvegia, Danimarca, Paesi Bassi, Belgio, Regno Unito, Spagna, più una manciata da micro-nazioni, hanno tutte sovrani i cui poteri sono limitati da una costituzione scritta e che non sembra saranno eliminati in tempi brevi (sovrani è un termine più adatto di re e regine, visto che alcuni di questi paesi monarchici sono principati o granducati).
Il segreto della loro sopravvivenza, secondo l’Economist, è nella loro debolezza. Sembra un’idea paradossale ma «meno potere un monarca ha, meno gente ci sarà che vuole toglierglielo». Perché infatti intraprendere il complicato percorso politico che porterebbe, ad esempio, alla fine della dinastia dei Bernadotte in Svezia (che oltre ad essere i monarchi locali sono anche discendenti di un generale di Napoleone), quando in sostanza la famiglia si limita a svolgere un certo numero di apparizioni pubbliche e a fare beneficenza? Rimuovere un monarca costituzionale e teoricamente innocuo è ancora più difficile quando il monarca in questione non è solo privo di potere, ma è anche simpatico. Soltanto pochissimi danesi, ad esempio, vorrebbero liberarsi della regina Margherita, una fumatrice compulsiva che esce dal palazzo reale in bicicletta anche in pieno inverno.
A questo bisogna aggiungere che, secondo alcuni, i moderni sovrani esercitano un ruolo positivo anche senza avere grandi poteri. Se sono abili, possono infatti incarnare la rappresentazione tangibile dell’unità nazionale, un valore particolarmente importante in un’epoca di polarizzazione politica come quella che stiamo vivendo. Come ha detto un membro della corte di Elisabetta II d’Inghilterra citato dall’Economist, «la politica si occupa di ciò che divide, la monarchia di ciò che unisce» (va detto però che questo ruolo riesce molto bene anche nelle repubbliche, come quella italiana, che eleggono un capo di stato con funzioni di garante neutrale).
Un ruolo simile probabilmente lo ha giocato nel recente passato anche la dinastia imperiale giapponese, una delle più antiche al mondo.
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https://www.ilpost.it/2019/04/29/monarchie-sopravvivono-economist/

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