NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

domenica 11 novembre 2018

Dalla battaglia del Solstizio a quella di Vittorio Veneto - III parte


Fin dal 1965 si è resa ben degna di questa nobile iniziativa «La Voce di Napoli», settimanale battagliero e patriottico, raccogliendo anche le istanze di varie Associazioni combattentistiche locali. Il benemerito Direttore di questo settimanale Marino Turchi trasmise allora regolare proposta al Capo dello State, rinnovandola con un caloroso appello ai primi del giugno 1968, allorché si concentrò a Napoli la Squadra della nostra Marina Militare, per la celebrazione della festa del 2 giugno.
Successivi appelli sono stati inoltrati da «La Voce di Napoli» al Presidente del Consiglio On. Prof. Giovanni Leone e noi vecchi, superstiti combattenti di Vittorio Veneto, che ben ricordiamo il grande apporto prodigato alla Vittoria dalla «Leggenda del Piave» e la ripercussione delle sue vibranti note in tutte le città e contrade della penisola, per ben cinquantanni, fra l’entusiasmo ed il giubilo della popolazione, facciamo causa comune con Marino Turchi, rimanendo in ansiosa attesa del riconoscimento della immortale Canzone ad Inno ufficiale della Patria da parte del Governo.
 Madri, Vedove ed Orfani di guerra, che avete titolo di precedenza nelle commemorazioni patriottiche del valore e del sacrificio, profusi in ogni guerra e su ogni fronte dai gloriosi Soldati delle tre Forze Armate, mutilati ed invalidi di guerra, combattenti e reduci, l’olocausto sublime dei vostri carissimi congiunti offerto alla Patria, per la sua grandezza e per la redenzione di terre e popolazioni italiane, prime fra di tutte Trieste e Trento, non è stato speso invano. Essi sono e saranno sempre all’avanguardia del dovere compiuto con noi, sopravvissuti alle decisive battaglie della guerra 1915-18, nè dobbiamo dimenticare gli altrettanto gloriosi Caduti in Libia, Eritrea, Somalia, Etiopia, Spagna, Francia, Russia, Grecia, Albania, Jugoslavia ed ovunque abbiano combattuto per la nostra causa ed anche-per quella degli Alleati nell’ultima guerra di liberazione, giacché la data del 4 Novembre, che è anche festa delle Forze Armate e del Combattente, accomuna oggi, in un unico grande fascio radioso d’imperitura riconoscenza delia Patria, tutti i suoi Caduti su qualsiasi fronte ed in qualsiasi battaglia in terra, sul mare e nel cielo: Carso, - San Michele , Pasubio, Ermada, Col di Lana, Podgora, Marmolada, Sile, Caposile, Grave di Papadopoli, Fagarè, Candelù, San Martino, Sernaglia, Nervesa, Ortigara, Vodice, Sei Busi, Bainsizza, Grappa, Montello, Piave e tante altre ancora, sono tutte località che richiamano alla nostra memoria e santificano gli olocausti dei Caduti nella nostra prima guerra mondiale.
 La loro eletta schiera di allora, coll’unificazione nello stesso sacrificio di tutti gli altri gloriosi combattenti, caduti prima di essi a Dogali, Makallè, Amba Alagi, Adua, Tripoli, Bengasi e, poi, ad Amba Aradam, Mai. Cen, Dessiè, Bir Gobi, Addis Abeba, Condar, Culquaber, Cheren, Mogadiscio, Bir Kreimisa, Ain Gazzala, Porto Bardia, Sidi Barrani, Giarabub, El Alamein, El Maret, Cefalonia, Lero, Punta Stilo, Capo Matapan, Capo Teulada, Malaga, Santander, Guadalaiara, Catalogna e nella guerra di liberazione, si è notevolmente accresciuta, concludendo col caloroso invito a rivolgere un deferente pensiero di perenne gratitudine al grande Condottiero di Vittorio Veneto, dell’insigne primo Soldato napoletano, Maresciallo d’Italia e Duca di quella travolgente e decisiva Vittoria delle nostre Forze Armate, contro quelle che il Bollettino conclusivo della guerra 1915-18 definì «uno dei più potenti Eserciti del mondo».
Dalla maestosa, storica effigie a cavallo, di fronte al mare azzurro di Via Caracciolo, Armando Diaz, col Suo sguardo austero e proteso al di là del «Mare Nostrum», vuole spiritualmente additare a tutti gl’italiani che il sacrificio compiuto dai nostri combattenti nella prima guerra mondiale, che oggi riposano a Redipuglia, è uguale a quello dei nostri combattenti caduti sulla fronteggiante Africa settentrionale (Libia ed Egitto), in Africa Orientale (Eritrea, Somalia ed Etiopia) e nell’Egeo (Cefalonia), che oggi riposano nei monumentali Sacrari militari di Tripoli, di El Alamein, di Asmara, di Mogadiscio e di Bari. Inchiniamoci, perciò, innanzi alla Memoria del Duca della Vittoria, del quale in questo mese ricorre il 40° anniversario della Sua dipartita ed il Cui ricordo non avrà mai tramonto nelle pagine della nostra Storia militare.
Rivolgiamo inoltre un pensiero d’imperitura ammirazione e di gratitudine,
in nome anche di tutte le famiglie dei Caduti, della grande famiglia dei Combattenti, dei Mutilati e Invalidi di Guerra, e del Nastro Azzurro, alle fulgide Medaglie d’Oro al V. M. Cadute, le quali fanno parte di quella costellazione di purissimi Eroi, che maggiormente, col loro esempio, hanno onorato la Patria: dal Duca Amedeo di Savoia-Aosta a Toselli, dal Cardinale Massaia al Cappellano Militare Padre Reginaldo Giuliani, da Lorenzini a Galliano, da Cantore a Brighenti, da Locatelli a Visentin, da Paolucci a D’Acquisto, da Bottego a Fara, da Gonzaga a Maletti, da Marone a Torelli, da Serranti a Cadorin, da Margottini a Ciaravolo, da Muti a Mosca, da Pezzali a Fuccia e a tante altre ancora, nonché migliaia di Caduti su tutti i fronti ed in tutte le guerre.
Ricordiamo, infine, con immutata commozione, i Grandi Martiri immolatisi per la redenzione delle terre italiane, già oppresse dallo straniero: Guglielmo Oberdan, Nazario Sauro, Cesare Battisti, Fabio Filzi, Damiano Chiesa.

* * *

Peccherei però verso me stesso, verso la Storia e verso l’ultimo Bollettino della guerra 1915-18, se omettessi di menzionare il nome glorioso di Colui che fu il primo e responsabile Artefice di quella grande Vittoria, che il Governo della repubblica ha voluto giustamente celebrare, nel Cinquantenario di Vittorio Veneto, con particolare solennità, continuando però ingiustamente a mantenere ancora esiliate le Spoglie di Vittorio Emanuele III, che fu il Comandante Supremo delle Forze Armate Italiane dal 24 maggio 1915 al 4 Novembre 1918 che a Vittorio Veneto conclusero l’Unità dell’Italia.
"Piaccia o non piaccia ai Signori del Governo, questa è storia luminosa ed incontestabile che onora la Nazione e le sue Forze Armate, ragion per cui non poche sono state le giuste critiche ed il disappunto fra i vecchi combattenti ed i cittadini ancora viventi, che parteciparono alle vicende gloriose della epopea di Vittorio Veneto, verso il mancato rimpatrio, per il Cinquantenario, delle Spoglie dei nostri sfortunati Sovrani che, per oltre un quarantennio, pur si resero benemeriti della Patria. Tale inconcepibile lacuna ha inevitabilmente offuscato la solennità e l’importanza delle celebrazioni, ragion per cui le masse cospicue degli Italiani in ansiosa attesa che venga compiuto il doveroso atto di giustizia umano e Cristiano, reiteratamente invocato, con alla testa tutti i superstiti combattenti della guerra 1915-18, non desisteranno dalla loro tenace e pressante azione presso il Governo, perchè non siano opposti ulteriori difficoltà e indugi al rilascio del «nulla osta» al rientro in Patria di entrambe le Salme, per la loro definitiva tumulazione nella Basilica del Pantheon a Roma, accanto alle Spoglie dei loro Genitori e del Padre della Patria.
Nel cinquantenario del glorioso evento perciò, tutti gl’italiani ancora viventi, siano civili che militari, i quali ebbero la ventura e l’orgoglio di partecipare alle radiose e conclusive giornate della Vittoria, non possono fare a meno di rivolgere un riverente pensiero di omaggio e di gratitudine alla Memoria del Re Soldato, di Peschiera, del Piave, di Vittorio Veneto, di Trieste e di Trento ed a quella della sua eletta Consorte, Signora Della Carità.
Per tutti gl’italiani, che hanno conservato inalterato il culto della Patria, Vittorio Veneto rappresenta la « pietra miliare » di un’epopea inalterabile, dalla quale non potranno essere mai avulsi gli Artefici, sia grandi che piccoli, i cui nomi sono rimasti indelebilmente scolpiti nelle pagine più luminose della Storia patria.

Viva l’Italia.

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