NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

sabato 7 gennaio 2017

Il libro azzurro sul referendum - IV cap. - 5-9



( rimandiamo i visitatori alla pagina già pubblicata 
sul sito www.reumberto.it)

Consiglio dei Ministri del 10 maggio 1946

Nel consiglio dei Ministri del 10 maggio 1946 (1) l'on. De Gasperi diede notizia della seguente lettera dell'ammiraglio Stone in data 8:
«Mio caro signor Primo Ministro, con riferimento alla nostra recente conversazione, il Supremo Comando alleato mi ha fatto conoscere che i Capi di Stato Maggiore sono del parere che l'abdicazione del Re non comporta nessuna azione o commento da parte della Commissione Alleata, in quanto non tocca per nulla i poteri costituzionali del Principe Umberto».
In seguito diede lettura della lettera indirizzatagli da Re Umberto confermante l'impegno per il «referendum» e la Costituente.
«Signor Presidente, l'abdicazione di mio padre mi ha portato ope legis alla successione; quest'atto non muta in nulla i poteri costituzionali da me esercitati in qualità di Luogotenente Generale, né modifica in alcuna maniera l'impegno da me assunto in confronto del "Referendum " e della Costituente. Certo che il Governo vorrà collaborare ancora con me nell'interesse del paese, fino alla decisione della consultazione, popolare, Le invio, signor Presidente, il mio cordiale saluto.
Umberto».

L'on. Togliatti chiese che fosse messa a verbale la protesta del suo partito per il modo col quale era stata rotta la tregua istituzionale; affermò che doveva entrare in vigore l'articolo della legge sul referendum o che affidava la scelta della persona del Capo dello Stato alla Costituente; chiese la decadenza della formula vigente nei decreti: «per grazia di Dio e volontà della nazione»; annunciò che erano costretti ad accentuare la propaganda personale contro Umberto e che non avrebbero ammesso manifestazioni per il nuovo Re; in caso di vittoria monarchica non avrebbero collaborato colla Monarchia.
Si associarono alla protesta Cianca ed altri Ministri finché prese la parola Cattani: «Protesto per le parole che ho udito: dissento energicamente su quanto riguarda le pubbliche manifestazioni vietarle significa violare la libertà di consultazione popolare. Considero peraltro alti gravi l’invito alla rottura del patto, stretto fra i partiti, di collaborazione con la Monarchia in caso di vittoria monarchica; ciò significa fin d'ora una promessa di passare al metodo rivoluzionario, ove la volontà popolare si manifesti favorevole alla Corona. In tal caso non solo le elezioni diventano vane, ma la nostra collaborazione al Governo non può durare un giorno di più ».
Romita affermò che le manifestazioni monarchiche lo turbavano «dal punto di vista dell'ordine pubblico ».

De Gasperi: «Certo mi pare opportuno di tener conto sia dell’esigenza di libertà prospettata da Cattani, sia delle preoccupazioni di ordine pubblico sottolineate da Romita».


Schema dell'amnistia desiderata dal Re (1)
11 maggio 1946

Le misure dell'amnistia desiderate dal Re e comunicate al Presidente dei Consiglio l'11 maggio 1946 per attuare la necessaria pacificazione erano le seguenti:

1) Notevole riduzione delle pene inflitte dall'alta Corte di Giustizia e dai Tribunali speciali;

2) Amnistia per le condanne inferiori nel massimo ad anni cinque per motivi politici;

3) Amnistia per i provvedimenti amministrativi nei confronti di funzionari ed impiegati statali;

4) Restituzione dei diritti politici (in particolare quelli elettorali) a coloro che ne furono sospesi sino ad un massimo di quattro anni;

5) Condono per i reati militari per condanne inferiori a sei anni e amnistia per i renitenti di leva;

6) Amnistia per i reati comuni fino a cinque anni; condono di un terzo della pena per condanne superiori.

Il Governo, su proposta del Ministro della Giustizia on. Togliatti, approvò il 16 maggio un progetto di provvedimento dal quale restano esclusi tassativamente i reati politici; era concessa amnistia per i reati punibili sino a sei mesi ed un condono di 6 mesi per i reati punibili sino a tre anni.


Il Consiglio dei Ministri propone un decreto d'amnistia
in misura ridotta

«Lo schema di decreto di amnistia proposto dal consiglio dei Ministri in misura ridotta, dietro imposizione dei socialcomunisti e immediatamente reso pubblico con procedura inusitata, non è stato promulgato in quanto non ha ottenuto la sanzione Sovrana ».


Il Re non firma l'amnistia ridotta
28 maggio 1945


S.M. il Re all'ammiraglio Garofalo: «Non firmerò mai un decreto di amnistia come quello che mi si vuole presentare. Esso annulla la mia volontà di clemenza. Evito di respingerlo per non provocare una crisi di Governo in questo momento. Ma la questione è solo accantonata. Se il referendum sarà favorevole alla Corona, subito farò realizzare con adeguata energia il mio proposito che risponde alla volontà del Paese... ».

(1) Italia Nuova, 26 maggio 1946; Storia segreta, pag. 66.

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