NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

lunedì 25 aprile 2016

DIMENTICANZE E NON CONOSCENZA


Alla  vigilia  del  25  aprile  appaiono  i  consueti  articoli  sulla  repubblica  nata  dalla  resistenza, per  cui  anche  il  “Corriere  della  Sera”  del  23 aprile, si  è  unito  al  coro  con  un  articolo  di  Marzio  Breda  dal  titolo  “Nella  resistenza  i  primi  passi  della  repubblica”.

Non  ripeteremo  che  questo  slogan  suona  offesa  ai  militari  che  fedeli  al  giuramento  al  Re, per  primi  scelsero  la  difficile  strada  della  resistenza  nei  confronti  dei  tedeschi, ma  ci  soffermeremo  su  uno  dei  punti in  cui  l’articolista  cita  le  cosiddette  “repubbliche partigiane”, per   definire  alcune  zone  del  Piemonte  dove  per  brevi  periodi   le  stesse  furono  liberate  dalla  presenza  germanica, e  si  ressero  autonomamente, dando  a  queste  zone, che  meglio   sarebbe  definire  “comuni  liberati”, il  significato di  anticipazione  della  successiva  scelta  repubblicana, in  quanto  la  loro  esperienza  “…non  poteva  più  coincidere  con  la  forma  monarchica….”. 

Ora  migliore  smentita  alla  tesi  dell’articolista  è  data  dai  risultati  del  referendum   del  2  giugno  1946, dove  Varallo  Sesia, in  provincia  di  Vercelli, città  medaglia  d’oro   della  resistenza,citata  nell’articolo  come  esempio  di  “repubblica”, vide  la  maggioranza  degli  elettori  scegliere  il  mantenimento  della  Monarchia  con 2.983  voti  contro  i  2.287  repubblicani  e  la  famosa  “libera” Alba, in  provincia di  Cuneo, così  ben  descritta  dall’indimenticabile  Beppe  Fenogllio , nel  suo  “I  23  giorni  della  città  di  Alba”,  vide  ben  6.709  voti  per  la  Monarchia  contro   3.334  repubblicani,  dati  di  un  estremo  interesse  e  particolarmente  significativi  in  provincie  dell’Italia  del  Nord, dove  fu  quasi impossibile  svolgere  una  qualsiasi  propaganda  monarchica  e  dove, non  dimentichiamolo, i  due  maggiori  quotidiani  “La Stampa”  ed  il  “Corriere  della  Sera” , che  uscivano  con  i  nomi diversi dati  loro  in  quell’epoca, erano  decisamente  schierati  per  la  scelta  repubblicana, che  avrebbe  prodotto  l’esilio  e  la  confisca  dei  beni  per  i  Sovrani  di  Casa  Savoia, ma  mantenuto  invece  la  proprietà  dei  suddetti  giornali  e  di  altri  beni  ai  loro  storici  precedenti  possessori.

Sempre  sul  “Corriere  della  Sera”  del  24  aprile   vi  è  invece  un  lungo  articolo  del  piemontese  Aldo  Cazzullo , che  costituisce  la  nuova  introduzione  al  suo  libro  “Possa  il mio  sangue  servire”, dove  viene  ripetutamente  dato  atto  della  presenza  monarchica  nella  resistenza, anche  se, quando  ricorda  i capi  della  resistenza  piemontese,  fucilati  a  Martinetto, e  cita  i  militari  dal  giovane  tenente  Silvio  Geuna, unico  scampato , e  che  ritroveremo  schierarsi  per  la  monarchia   nel  referendum, al  capitano  Franco  Balbis , agli  ufficiali  di  complemento  Errico  Giachino  e  Massimo  Montano  ed  al  generale  Giuseppe  Perotti, non  spiega  che  questa  numerosa e  qualificata  presenza  di  ufficiali  era  dovuta  a  quella  fedeltà  al  giuramento  al  Re  che  abbiamo  già  ricordato , ma  questa  è  o  sarà  “solo”  una  “dimenticanza” !

Domenico  Giglio


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