NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

domenica 21 ottobre 2012

Il partito Nazionale Monarchico - VI parte


L'AZIONE POLITICO-PARLAMENTARE DEL PARTITO NAZIONALE MONARCHICO

Parallelamente e in conseguenza delle battaglie elettorali si svolgeva l'azione politico-parlamentare del Partito Nazionale Monarchico.

Le linee fondamentali dell'azione politica del Partito sono state fissate dal primo Congresso Nazionale che, come abbiamo richiamato, si è svolto in Roma nel dicembre 1949; e dal secondo Congresso Nazionale che si è svolto in Milano nel dicembre del 1954, successivamente allo sciagurato abbandono con successivi stillicidi.

La mozione unificata approvata dal I Congresso è del seguente tenore: « Il primo Congresso Nazionale del Partito Nazionale Monarchico, udita ed appropriata la relazione del Segretario Generale del Partito, riafferma la protesta solenne che i monarchici italiani - in quanto cittadini e democratici - elevano contro il Referendum del 2 giugno 1946 e l'istanza fondamentale del ritorno all'istituto monarchico, essenziale per la tradizione italiana del Risorgimento, per la garanzia dell'equilibrio dei poteri dello Stato, per quello della libertà dei cittadini e per la pacificazione morale della Nazione, e pertanto afferma che il problema istituzionale è basilare per ragioni storiche, morali, costituzionali e politiche che si connettono alle stesse possibilità della vita, dell'unità e dell'indipendenza del Paese e dichiara:

Per la linea politica del Partito:
1) nella politica interna: la necessità di riaffermare l'autorità dello Stato ed il suo dovere di tutelare la libertà in un regime di diritto nel quale organi statuali e cittadini soggiacciano tutti del pari all'impero della legge democraticamente stabilita e garantita da una magistratura indipendente da ogni altro potere dello Stato; riconoscendo la particolare importanza che ha la tutela della libertà delle minoranze, le quali soprattutto dalla libertà possono essere vincolate all'osservanza delle leggi nella fiducia dell'avvicendamento democratico;
2) nella politica estera: la necessità di una condotta politica fermamente indirizzata verso la revisione del Trattato di pace nell'intento di tutelare, senza rinunce, ogni diritto italiano nell'assoluta parità di dignità, di diritti, di doveri di tutte le potenze unite nell'alleanza atlantica per la difesa comune della civiltà cristiana ed occidentale, e di una particolare condotta politica intesa a garantire la espansione e tutelare le condizioni onorevoli del lavoro italiano all'estero;
3) nella politica economica: la necessità di un indirizzo che affidi la ricostruzione del Paese alle forze sane dell'iniziativa privata, liberandone l'azione dalle pastoie di un dirigismo che moltiplica il costo della ricostruzione stessa e ne scoraggia gli sviluppi; e di una riforma tributaria che non sia vessatoria e quindi dannosa all'economia nazionale;
4) nella politica sociale: la necessità della più alta valutazione dei diritti morali e materiali di chiunque lavori, fondando la collaborazione delle classi in un libero ordinamento sindacale democraticamente e costituzionalmente articolato, il quale liberi le organizzazioni sindacali dall'attuale loro soggezione ai partiti politici;
5) nella politica religiosa: la piena riaffermazione delle convinzioni cattoliche del popolo italiano, nell'affermazione che Fede ed Unità religiosa sono beni troppo alti perché possano servire a combinazioni politiche;
6) nell'ordine morale della vita nazionale: la esigenza di una pacificazione reale e totale che - nella dimenticanza di ogni odio trascorso e nell'abrogazione per tutti di tutte le leggi eccezionali e di ogni loro conseguenza penale ed amministrativa, nonché nella resistenza ad ogni nuova suggestione di leggi eccezionali per chiunque riconduca tra tutti gli italiani che amano soprattutto la Patria la piena possibilità di operare insieme per la rinascita dell'Italia ».


I GIOVANI DEL PARTITO

Non certamente priva di interesse è anche, ai fini dell'esame della traduzione in atto delle premesse ideali, politiche e sociali del Partito Nazionale Monarchico, la riproduzione del testo della Mozione approvata dal Congresso Nazionale Giovanile: « Il II Congresso Nazionale del Movimento Giovanile del Partito Nazionale Monarchico riunito a Napoli il 27, 28, 29 novembre 1954, constatato che dall'esame della situazione politica italiana appare necessario iniziare un coraggioso processo di chiarificazione al fine di determinare le altrui e le proprie responsabilità storiche, richiama l'attenzione di tutti i cittadini ai loro doveri di partecipazione totale alla vita dello Stato; indica nel Partito Nazionale Monarchico, efficiente nel suo apparato e nei suoi quadri, lo strumento politico più idoneo ad intraprendere quell'azione che il tempo storico richiede, manifesta la necessità di intraprendere un'azione diretta a spezzare ogni falso monopolio di democrazia, progresso e socialità ed a riformare un malcostume che è morale e politico; addita alla Nazione la responsabilità di una crisi che non è di società ma di metodo e di istituti e che ricade sui partiti dell'attuale inorganica coalizione governativo – repubblicana, ritiene che una progressiva azione destinata ad accogliere e risolvere il desiderio di giustizia sociale del popolo, debba essere accompagnata da un'opera di educazione politica e di recupero alla democrazia delle masse e nel contempo debba dimostrare la propria intransigenza politica nei confronti di quelle formazioni antinazionali e comuniste che speculano sulle necessità degli umili; auspica un inserimento effettivo della Nazione italiana nella vita internazionale in considerazione non solo della sua consistenza economica ma anche della sua capacità di contribuire alla difesa del mondo e del valore della civiltà occidentale; afferma la necessità della integrazione dei naturali confini nazionali determinati per diritto storico e determinanti per la unità morale e spirituale della Nazione ».

Ho voluto riprodurre anche nel suo testo nobilmente ispirato, idealmente lucido anche se per qualche espressione... grezza, la Mozione approvata in Napoli dopo la sciagurata secessione, per onorare l'apporto delle giovani forze del Partito a consacrarne le ampie generose visioni e per raffrontare ad esse quella che è stata l'azione politico-parlamentare del P.N.M.

L'azione svolta dal Partito Nazionale Monarchico nel Parlamento e nel Paese negli undici anni di sua vita ben può riassumersi - secondo la felice espressione di A. D. Lo Faso - nella fedeltà al carattere mediatore e moderatore dell'Istituto monarchico.


FEDELTA’ NELLA LEGALITA’

Da ciò ha origine il carattere rigorosamente legalitario della battaglia monarchica, in tutte le Assemblee - le amministrative e le politiche - dove il contributo delle competenze, come dei voti, si è ispirato sempre all'interesse nazionale, non chiudendosi il Partito Nazionale Monarchico in irose intransigenze, in cupe e cieche negazioni, mai simulando, mai dissimulando, avvertendo - contro il girellismo - le oneste elasticità della politica, nella sua significazione più alta e più degna.

Contro le avventure, contro il semplicismo, le facilonerie o le torbide insidie il Partito si è sempre schierato né ha mai contrattato appoggi od operato e vendette in spirito fazioso.

« Noi - così ebbe ad esprimersi l'ori. Covelli nella sua relazione di Segretario del Partito nel Decennale della formazione del Partito - ci siamo sempre comportati, fin dalle prime mosse da noi compiute come partito politico, in modo -da non costituire il minimo ostacolo per la formazione della più larga unità anticomunista, di ricostruzione nazionale e di progresso sociale, per il conseguimento di tutte quelle che potevano essere le più ragionevoli e legittime aspirazioni di una politica di centro ». E proprio nel 1956 l'on.le Covelli in un discorso che ben può considerarsi fondamentale - a spiegare il prima e ad illuminare il poi - si esprimeva così: «Non c'è stato campo sul quale non siamo stati pronti ad andare incontro alla Democrazia Cristiana... Noi non possiamo fare a meno di confidare nella democrazia e negli elettori... Queste non sono da parte nostra delle dichiarazioni demagogiche. Se non credessimo nella democrazia e negli elettori non saremmo monarchici. Come potremmo spiegarci altrimenti la Monarchia Costituzionale? Come potremmo esaltare e difendere l'operato di Vittorio Emanuele III e di Umberto II? ».

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